Ieri sera sono andato alla 4° edizione di Liberi Amori Possibili, la rassegna di teatro omosessuale.
Questa rassegna è sempre una buona occasione per vedere qualcosa di nuovo sia nell’ambito degli spettacoli divertenti che in quelli più seri.
Come sempre il festival è ospitato dal Teatro Libero… nel caso qualcuno ancora non lo sapesse odio profondamente questo teatro! La sala è piccola e somiglia ad un forno, il personale è sgarbato e supponente e i prezzi non sono degni di questa sistemazione. Ogni anno spero che gli organizzatori trovino una sala più adatta… ad esempio il Teatro dell’Elfo, l’Out-Off o magari una delle tre sale del Teatro Puccini, ci sono speranze?
Detto questo passiamo allo spettacolo di ieri sera: L’Ultimo Sanremo del Millennio.
Questo il riassunto della trama:
“E’ davvero possibile guarire dall’omosessualità? Come fosse una fase di passaggio, si possono tutto ad un tratto cambiare i propri interessi? Esistono terapie in grado di raddrizzare ciò che non è affatto sicuro sia sbagliato? Non basterebbe osservare la natura per accorgersi che la sua naturale varietà la arricchisce anziché metterla in pericolo? Soprattutto, cosa c’entra Sanremo con tutto questo?
Si sa che i gay sono da sempre amanti della cultura popolare e delle canzonette (anche Luchino Visconti amava seguire il festival). Per cui abbiamo voluto immaginare cosa potrebbe succedere a un gruppo di ex-gay guariti dalle terapie di un losco professore, se si riunissero a vedere la finale di Sanremo esattamente come quando erano malati? Per non lasciare nulla di intentato, abbiamo aggiunto una vicina ninfomane e una pornostar disincantata, ambientando il tutto nel 1999, visto che da allora ad oggi, poco è cambiato.”
Come gli spettacoli degli scorsi anni della Compagnia Flavio Mazzini, anche questo è molto scheccante, divertente ma con un tema serio sullo sfondo. Peccato solo che in alcuni punti sembra manchi una continuità, come se i dialoghi fossero stati scritti giusto per fare da ponte tra due battute o situazioni importanti.
Questo gruppo di gay guariti mostrano tutta la loro finta redenzione: ballano Non E’ La Rai conoscendo tutti passi a memoria, si sentono male quando si parla di patonza e allungano le mani gli uni sugli altri ad ogni occasione. Il professore che li ha salvati è un farabutto più interessato ai soldi che all’omosessualità e il vero personaggio geniale è la pornostar che si finge suora e smaschera tutte le falsità altrui.
Il tema della guarigione dall’omosessualità è interessante ma sviluppato in modo superficiale: potrebbero tranquillamente essere un gruppo di velate e il gioco reggerebbe comunque. Anche il Sanremo del titolo è un pretesto che sembra non trovare la sua giusta collocazione all’interno della trama.
Nonostante tutto si ride in continuazione e si esce dal teatro soddisfatti.
Purtroppo non riuscirò a vedere altro per questa edizione… non resta che aspettare la rassegna del Cinema Gay e Lesbico per immergersi nuovamente nella cultura LGBT.