Ieri sera ho nuovamente partecipato ad una proiezione del 24° Festival Mix di cinema gaylesbico e queer culture. Il film che ho visto si chiamava Oy Vey! My Son Is Gay! ed è una commedia americana del 2009.
La storia racconta di Nelson, un ragazzo ebreo che cerca di dire ai suoi genitori che è gay e che ha un compagno di nome Angelo col quale convive da tempo.
Il film ripercorre i vari gradini che i genitori di Nelson devono superare per poter accettare il figlio e la loro paura che il resto della loro famiglia possa scoprire tutto e giudicarli male.
Il film è molto divertente soprattutto grazie ai due attori che recitano nella parte dei genitori: Saul Rubinek e Lainie Kazan (già apprezzata nel ruolo della madre nel Mio Grosso Grasso Matrimonio Greco).
Anche la famiglia di origine italiana di Angelo è spassosissima: il padre ha l’aspetto e i modi di un mafioso ma il cuore tenero e la madre mostra orgogliosa le foto del figlio commuovendosi per ogni scatto.
L’unico difetto del film è che non riesce a scegliere un protagonista ma salta da una parte all’altra: la storia di Nelson viene nascosta da quella dei suoi genitori e si finisce per seguire le due parti come fossero film separati. Quando le storie si incrociano fanno un po’ fatica a mescolarsi ma l’ilarità aumenta facendo dimenticare questi piccoli difetti.
Ci sono molti spunti e personaggi spassosi, come lo zio ricco e omofobo, la vicina di casa che posa per riviste erotiche e la scena in cui il padre di Nelson va in un locale gay per superare la sua omofobia e incontra il cognato e un collega in abiti drag!
Una sceneggiatura un po’ più vivace avrebbe potuto sfruttare meglio queste situazioni, ma anche così il risultato è gradevole e il film scorre veloce.
Non manca anche un riferimento ai diritti dei gay. Nelson e Angelo decidono di adottare un figlio e l’ultima parte del film vede le due famiglie al gran completo lottare contro manifestanti bigotti e stupidi.
Tutto va per il meglio e l’unica causa di litigio tra famiglie che rimane è se crescere il figlio cristiano o ebreo!
A causa di altri impegni non riuscirò a vedere altro per quest’anno. Questa manifestazione è sempre interessante e un’ottima occasione per rivedere amici e conoscenti. Per 10 giorni colonizziamo il Teatro Strehler e la sua piazza. A volte mi chiedo dove vadano tutte queste persone una volta finito il festival: ci sono volti che non incontri al CIG, nei locali o al Borgo…
Mi permetto di mandare un ringraziamento virtuale al personale del Teatro Strehler che quest’anno ha rinunciato ad aderire allo sciopero generale di venerdì 25 giugno permettendo che la rassegna andasse avanti e che il Piccolo fosse l’unico teatro aperto di tutta Milano.
Non resta che darsi appuntamento per la 25° edizione dell’anno prossimo!