Ieri sera sono stato al 24° Festival Mix di cinema gaylesbico e queer culture al Teatro Strehler.
Il festival è un appuntamento fisso a cui partecipo da alcuni anni ed è un’occasione per rivedere amici e godersi dei film a tematica gay.
Il film che ho visto ieri sera si intitolava Redwoods ed è un film americano del 2009.
La storia racconta di una coppia gay che sta insieme da 7 anni e che hanno un bambino autistico di nome Billy. I tre vivono in un piccolo paese della California del Nord, sono integrati nella società e tutto sembrerebbe scorrere tranquillamente.
Sin dall’inizio del film però si capisce che Everett non è felice di come è diventato il rapporto col compagno: gli parla solo di coupon, muffa da pulire nella doccia e non c’è spazio per baci o intimità. Everett però non dice niente e soffre silenziosamente anche per non far soffrire Billy.
Quando il compagno e Billy partono per una settimana a Seattle, e Everett rimane solo a casa, il film ha una svolta. Everett conosce per caso Chase, un giovane scrittore che gli restituisce l’intimità e l’amore che non trova più nel suo rapporto. Quando la settimana è finita Everett non sa cosa fare: è combattuto tra l’abitudine sicura ma noiosa e la novità eccitante ma spaventosa.
La trama sembra interessante ma il film e la sceneggiatura non hanno la qualità che permette allo spettatore di immedesimarsi nei personaggi. Nei momenti più intensi veniva a tutti da ridere e più ci si avvicinava alla fine più la sensazione di trovarsi davanti un film mal fatto aumentava…
Neppure la conclusione ha risollevato le sorti del film. Appena il compagno torna a casa Everett parla a mala pena e quando viene accusato di non aver pulito la muffa nella doccia (!!!) si rende conto di non farcela più. Prepara di nascosto una valigia e scappa. Viene però visto dal compagno e da Billy che cercano di fermarlo. Billy si arrabbia e si chiude in camera mentre Everett si allontana in macchina alla ricerca di Chase. Quando lo trova, l’impossibilità di continuare il loro rapporto diventa chiara e si salutano. Chase gli fa promettere di rivedersi 5 anni dopo in quello stesso posto e a quella stessa ora.
Nuovamente lo spettatore spera in un qualcosa di inaspettato ma anche quello che succede 5 anni dopo non è all’altezza di un vero film di qualità.
Everett vive ancora col compagno e Billy che, nuovamente, partono per un viaggio. Quando una macchina si ferma davanti a casa, Everett spera di rivedere Chase, ma dall’auto scende una donna (ha cambiato sesso! Tutti pensiamo… e invece no).
La donna è la cugina di Chase che gli rivela che è morto di cancro ai polmoni con questa frase: “e non aveva fumato una sigaretta in tutta la sua vita” (ma baciamela!).
Con se ha un pacchetto, contenente uno scrigno che Everett aveva regalato a Chase e di cui ognuno aveva una chiave: “e la chiave di Chase dov’é” “è stata sepolta con lui” (ma strabaciamela!).
Nello scrigno si trova una foto fatta assieme e Redwoods il libro scritto da Chase. Pianti, lacrime, singhiozzi e un finale con Everett che cammina tra le sequoie (redwoods) pensando a Chase.
Il problema di questo film è che sembra raffazzonato. La storia inizia bene ma non è supportata dalla sceneggiatura. I personaggi sono carini ma risultano piatti, non hanno profondità psicologica. Minuto dopo minuto il tutto perde di credibilità e si conclude nel disinteresse dello spettatore.
Il festival però è solo all’inizio e spero di riuscire a vedere qualcosa di più interessante nei prossimi giorni.
Non sono assolutamente d’accordo!
Il film è ben articolato e gli attori sono veramente all’altezza tanto che diventa facile immedesimarsi nei personaggi e nella struggente storia d’amore che le responsabilità della vita, spesso, portano ad un’amara e triste conclusione.
A mio parere, da non perdere.