Tron Legacy

Tron Legacy

Dopo 28 anni dall’originale è arrivato anche in italia Tron: Legacy. Il film continua la storia del suo predecessore e del mondo virtuale dove vivono versioni antropomorfe dei programmi per computer.

La sceneggiatura segue i passi di Sam, figlio di Kevin Flynn (protagonista del primo film), e del suo viaggio all’interno del mondo virtuale creato dal padre. Da questo incipit partono spettacolari sfide, inseguimenti, scoperte, momenti di espiazione e la grande corsa per tornare nel mondo reale.

Purtroppo questo sequel non riesce a raggiungere i livelli dell’originale. Sembra quasi che una buona idea di partenza sia stata diluita in una sceneggiatura troppo debole e priva di nuove idee. Il mondo virtuale è tecnologicamente più avanzato e spettacolare ma non basta a coinvolgere lo spettatore. Si guardano volentieri gli effetti speciali ma la storia è carente.

Come dicevo prima gli spunti ci sono ma potevano essere meglio valorizzati. Kevin Flynn somiglia a Prospero dalla Tempesta di Shakespeare: un vecchio saggio, con poteri straordinari ma piuttosto passivo. C’è anche un sorta di Ariel, la misteriosa Quorra che si rivela essere l’ultima rappresentante degli ISO, una razza di programmi che si sviluppano da soli senza l’intervento di nessun programmatore.

Con gli ISO si cerca di dare un carattere epico al film, qualcosa che va oltre quanto conosciamo, ma anche questa idea non viene sviluppata abbastanza e lo spettatore finisce per pensare: “chi se frega degli ISO e delle loro sfortunate vicissitudini.

CLU è l’antagonista, il cattivo da sconfiggere, rappresentato come una sorta di Hitler alla ricerca della perfezione. Per raggiungerla compie genocidi ma non si può odiarlo completamente: alla fine è solo un programma che sta cercando di portare a termine il proprio compito. La scena in cui esorta all’azione il suo esercito di programmi ricorda un po’ l’esercito dei cloni in Guerre Stellari… non troppo originale.

Anche la figura di Tron viene recuperata ma in modo marginale e… strano. Forse non volevano che rubasse la scena alla coppia padre-figlio ma che senso ha farlo ricomparire se poi non gli si da spazio. Sembra un cameo un po’ più lungo del necessario ma non abbastanza per dargli autonomia. Chi non ha visto il film del 1982 riuscirà a mala pena a capire di chi stanno parlando.

L’altro aspetto negativo è la mancanza di pathos. Succedono tante cose ma i protagonisti non sembrano mai realmente in pericolo e i problemi vengono superati con troppa semplicità. C’è anche una figura, Zuse, che vagamente ricorda il Merovingio di Matrix, ma anche lui passa troppo velocemente e ci si chiede: “a cosa è servito?”

Ci sono anche degli aspetti positivi, ad esempio mi è piaciuto moltissimo il design del film che riprende l’originale e lo sviluppa in chiave più tecnologica e moderna. Le tute attillate con le strisce luminose sono veramente d’effetto e i mezzi di trasporto notevoli.

Chi ha visto l’originale non può fare a meno di vedere anche questo. Peccato davvero per gli ottimi spunti non sviluppati. Forse il film stava diventando troppo lungo e hanno tagliato alcune scene, ma così non è all’altezza delle aspettative e delle potenzialità.

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