Al Limite della Notte

Al Limite della Notte

Dopo una lunga e faticosa giornata mi sono sdraiato a letto per finire di leggere l’ultimo libro di Michael Cunningham: Al Limite della Notte. Mi mancavano una decina di pagine che, come il resto del libro, sono volate veloci.

Questa la breve descrizione della storia: New York, oggi. Peter, quarantenne, mercante d’arte a Manhattan, ha tutto quello che un uomo potrebbe desiderare. Un lavoro che sta per dargli nuove opportunità, un bell’appartamento, una moglie affascinante, una figlia che è andata al college. Tutto. O forse no. Forse questo non può essere tutto. Forse alla vita di Peter manca qualcosa, il senso di un movimento, un’aspirazione, una tensione. Un pericolo. E quando nell’appartamento che Peter divide con Rebecca arriva Ethan, il fratello minore di sua moglie, un’attrazione misteriosa e inquietante sembra mettere a rischio qualsiasi parvenza di stabilità. L’autore di Le Ore ritorna con un romanzo seducente e sensuale, dalla scrittura densa e coinvolgente, che conduce il lettore sulle tracce di una Bellezza che tutto può salvare e tutto può distruggere.

Michael Cunningham ha uno straordinario modo di scrivere e penso che lo stile di questo romanzo sia ancora migliore rispetto agli altri. C’è una nota intima che accompagna il lettore durante tutto lo svolgimento, una nota che permette di immedesimarsi nel personaggio principale, Peter Harris leggendo tutte le sue emozioni e i suoi pensieri. Peter è straordinariamente umano e quello che vive tocca molti di noi, non nel concreto ma nell’astrazione dei sentimenti.

Un aspetto che mi ha molto colpito è come viene trattato il sentimento di attrazione e amore che Peter prova per il cognato Ethan. Non si tratta di una scoperta tardiva dell’omosessualità, da un autore gay ci si aspetta più di questo, ma l’interrogazione molto più profonda di una persona che conosce l’omosessualità, non ne è spaventata e cerca di scavare più a fondo: cosa significa veramente per me questo sentimento? Tutto questo stando fuori dai luoghi comuni e dal liricismo ad ogni costo.

Le ultime dieci pagine sono le più difficili. Per un attimo ho temuto che l’autore avesse perso il filo e che cercasse di chiudere rapidamente perché non sapeva più cosa dire e invece, proprio nelle ultime righe, tutto è tornato sui binari giusti. Resta un po’ la curiosità di cosa succederà dopo, ma non perché ci sia mancanza da parte dell’autore ma perché ci si affeziona ai personaggi e al loro aspetto comune che ci porta a pensare: “potrei provare anch’io in un momento della mia vita quello che stanno provando loro.”

Una frase del libro mi ha molto colpito. E’ una frase che descrive la vicinanza tra due uomini e le sensazioni che provano. Non importa se uno dei due o entrambi siano gay, è una frase che potrebbe essere usata per descrivere gli spogliatoi di una palestra e non ha necessariamente a che fare con la sessualità in senso stretto: “[…] c’é un che di elettrizzante nel tracannare una vodka con un altro uomo che il caso vuole sia nudo. C’é un aspetto di velato cameratismo da spogliatoio, un ronzio di sottofondo amoroso, carico di un erotismo mascolino che non riguarda tanto la carne quanto la promiscuità.” Quasi a voler dire che prima che gay siamo uomini e per questo facciamo parte di un club che accomuna tutti i maschi, con buona pace degli omofobi.

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