Il quarto film del Festival MIX che ho visto si intitolava Ausente ed ecco un riassunto della trama:
Storia di un’ossessione. Tra l’adolescente Martin e l’ingenuo Sebastian, il suo insegnante di nuoto. Una relazione fatta di sguardi e silenzi, cortesie affettate. In piscina, nella penombra degli spogliatoi, tacito corteggiamento, corpi nudi che si osservano. Visi che si specchiano in un gioco narcisista di compiacimento e solitudine. Ausente racconta dell’abuso di un adulto in trappola, che accondiscende ai capricci di un adolescente. Raffinata costruzione formale, in bilico tra erotismo e suspence. Moltiplicate i vostri interrogativi sulla natura ambigua (e ingannevole) dell’amore.
Se inizialmente si pensa che il protagonista sia il giovane Martin si è in errore. E’ infatti Sebastian che ci racconta quello che prova attraverso lunghi silenzi e un continuo gioco di sguardi.
L’idea del film sembra interessante: l’adulto che viene circuito dal ragazzo gay, adulto che probabilmente si scopre attratto a sua volta. Purtroppo però la regia non riesce a dare la giusta importanza a questa ambiguità e l’angoscia di Sebastian traspare troppo poco così che alla fine quando riesce a mettere in fila le proprie emozioni non si è coinvolti e si aspetta la fine con un po’ di impazienza.
La figura di Martin mette molta ansia tanto da far quasi venire in mente i film horror con i ragazzi posseduti. Sebastian invece è apatico, cose importanti gli succedono ma sembra quasi che viva la sua vita come se fosse qualcun altro, come se non gli importasse veramente. Tutto questo, come dicevo prima, rende la fine insipida…
Il film poteva essere molto meglio con una regia più azzaccata, penso si sia persa un’occasione per raccontare una storia diversa dal solito.