Homme au Bain

Homme au Bain

Il sesto film del Festival MIX che ho visto si intitolava Homme au Bain ed ecco un riassunto della trama:

Homme au bain è ispirato all’omonimo quadro di Gustave Caillebotte, dove nell’intimità di un bagno si vede un uomo nudo di schiena. Solitudine. Girato tra la periferia di Parigi e New York, racconta con delicatezza e realismo la fine della storia d’amore tra Emmanuel e Omar. Quando Omar parte per New York chiede al compagno di non farsi più trovare in casa al suo ritorno. Emmanuel, interpretato dal bello e bravo François Sagat, pare sfuggire alla solitudine improvvisa solo attraverso la ricerca compulsiva di relazioni sessuali. A pagamento, per noia o per piacere, senza trovare una ragione alla fine della sua storia. Sinfonia dell’abbandono, tra disorientamento e dolore. La bellezza statuaria del corpo di Sagat irrompe sulla scena con estetica violenza, causando l’adorabile e malinconico quasi timido imbarazzo di Chiara Mastroianni. E l’Homme au bain è già cult.

Temo che il riassunto della trama nasca da quello che il film avrebbe dovuto essere e non da quello che effettivamente era. Certo, la storia è quella ma non è per niente coinvolgente, tutta la solitudine (accennata) e il sesso ci sono ma sono spot, quasi scollegati dal resto. Tutta la parte girata a New York è praticamente da buttare, mentre di Parigi si tiene solo il corpo di Sagat e, se si è proprio in buona, il suo sguardo cuccioloso da bambino sconsolato.

Homme au Bain

Dei dialoghi se ne salva solo uno tra Emmanuel e un vicino americano. Questo vicino, appassionato d’arte, ha in passato pagato Emmanuel per prestazioni sessuali ma adesso non vuole più. Dice è troppo bello, come una statua, ma una statua che non trasmette niente tranne la sua perfezione. Una volta passata l’eccitazione non resta nessun interesse, nessun ulteriore aspetto da scoprire. La seconda parte del dialogo cade nell’assurdità… neanche questo si salva completamente.

Se devi scritturare un attore porno per un film, la cosa migliore è girare un porno e togliersi il pensiero. Nel lungometraggio ci sono diverse scene di sesso che, secondo me, risultano esagerate rispetto a quello che dovrebbero raccontare: Emmanuel si prostituisce? Ne prendiamo atto, non serve far vedere così tanto. Probabilmente l’idea del regista era: attiro il pubblico con scene porno ma do al film un tono impegnato che fa tanto finocchia acculturata.

Anche il pubblico del festival non si è fatto fregare, questo è stato l’unico film a non essere applaudito e – addirittura – ad essere fischiato.

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