Risi e Risotti

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Red RiceIeri sera io e Federica siamo andati a seguire un corso di cucina all’Arte del Convivio a Milano. L’argomento erano risi e risotti di vari colori.

Avendo acquistato il corso attraverso un deal c’era la piccola fregatura: io ero pronto ad essere umiliato davanti a tutti mentre mantecavo un risotto e invece il corso era solo di aula e non pratico… accidenti volevo una mostruosa parannanza e lanciare ingredienti per tutta la scuola!!!

La prima cosa che ho fatto è stato studiare i compagni di corso. In prima fila c’erano quattro gallinelle zitelle che probabilmente cercano l’uomo prendendolo per la gola. Già mi immagino le loro serate culinarie passate a turno a casa di ognuna (loro stessa ammissione) a parlare di carote… zucchine… cetrioloni… ah la passione per i prodotti (oblunghi) della terra!

In seconda fila, con un giovanile cappellino da baseball, c’era un ragazzotto che si è dimostrato essere una sorta di ingegnere culinario: era superfissato su pesi, misure, gradi di cottura ecc. ecc. ero un po’ distratto ma penso che ad un certo punto abbia chiesta se per fare il brodo vegetale si dovesse scaldare l’acqua con dentro le verdure… ok, non sono messo così male!

Accanto alla Federica si è seduta, con un clamoroso ritardo, una donnona con tanto di leggera peluria sul viso. Aveva le mani e i polsi pieni zeppi di anelli e bracciali e continuava a fare movimenti scattanti che temevamo avrebbero lanciato in aria i piatti per l’assaggio. Mi ha fatto tornare in mente una signora che – dopo essere arrivata con 20 minuti di ritardo a prendere il pullman per il Festivaletteratura – ha continuato ad agitarsi per tutti il tragitto dicendo in continuazione “sono mortificata“.

Nel gruppo degli altri studenti c’erano altri casi curiosi. Prima degli assaggi continuavano ad alzarsi voci da varie zone dell’aula: “io vorrei un assaggio senza pesce“, “non ci avranno mica messo il gruviera?“, “io non posso aggiungere olio a crudo ai miei piatti…” e varie altre problematiche di intolleranze psicosomatiche. Non contenti aggiungevano, più sottovoce, cosa avrebbe causato l’ingerimento di quelle pietanze, cose tipo il sanguinamento dello stomaco o la morte certa.

Ora, capisco le intolleranze, ma se siete ad un corso di cucina non potete metterle da parte e godervi i suggerimenti? Se anche mangiate dieci chicchi di riso con una molecola di olio non succede niente!

Passiamo ora a chi stava davanti ai fornelli. C’era l’insegnate, l’assistente e lo schiavetto.

L’insegnate era una signora un po’ rigida all’aspetto ma cortese, anche se ferma, nel parlare. Come la mia dermatologa non muoveva assolutamente le sopracciglia mentre parlava (botox?) e questo la rendeva un po’ inquietante. Ho apprezzato il fatto che accettasse proposte di modifiche alle ricette senza storcere il naso e, a parte riprenderci se parlavamo durante le preparazione, permetteva una certa libertà di movimento.

L’assistente era una seconda signora che sembrava uscita da una puntata di un qualche telefilm poliziesco di seconda qualità. Poteva avere il ruolo della medium stordita o della zia zitella della vittima. Secondo me quando si arrabbia diventa una di quelle iene sconclusionate che si scaldano perché capiscono male quello che l’altra persona sta dicendo.

Infine c’era lo schiavetto, un giovinetto paffutello appena uscito (o quasi alla fine) della scuola alberghiera. Ogni tanto veniva un po’ umiliato perché cercava di fare le cose con lo stile di un ristorante con miriadi di stelle Michelin salvo poi rendersi conto che aveva davanti persone piuttosto inesperte che volevano imparare a fare, prima di imparare ad eccellere. Da bravo schiavetto chiedeva conferma di qualunque cosa ma era un piacere vederlo muovere i coltelli come un giocoliere per poi mostrare della semplice erba cipollina sminuzzata.

Le quattro ricette proposte erano molto interessanti, soprattutto due, e avevano il pregio di essere saporite, piacevoli da vedersi ma anche semplici da realizzare.

Direi che l’esperienza è stata positiva, peccato non aver potuto cucinare direttamente noi, sarebbe stata la ciliegina sulla torta (di riso).

Comments

  1. Federica

    La prossima volta voglio cucinare!!!!
    Baci, Fede

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