Qualche mese fa l’onorevole Anna Paola Concia assieme all’avvocato Marilisa d’Amico hanno deciso di trovare delle coppie gay sposate all’estero per chiedere il riconoscimento delle unioni anche in Italia.
Ovviamente appena saputo dell’appello io e Cristian ci siamo subito mobilitati per prendere parte a questo progetto. Da quel momento è partita una trafila burocratica particolarmente faticosa…
Il riconoscimento dell’unione dev’essere chiesto al Comune di residenza facendo partire la domanda dal Consolato del paese che ha ospitato le nozze. Già è difficile parlare con un ufficio italiano, figuratevi con un ufficio italiano all’estero!
L’unico strumento di contatto è la posta elettronica alla quale rispondono di tanto in tanto… se sei fortunato. Colto da disperazione ho chiesto ad un amico che abita a Londra di fare un salto al Consolato per chiedere informazioni direttamente alla fonte. Dopo averlo fatto aspettare per più di mezzora gli hanno detto che non era possibile presentarsi direttamente all’ufficio in questione… dunque, spiegatemi bene: ci vuole mezzora per dire ad una persona che non doveva venire di persona? Sono tutti pazzi!
Finalmente sono riuscito ad avere una risposta e ad intraprendere un lungo scambio di email tra me e una funzionaria del Consolato. Non posso dire che fosse scortese ma centellinava le parole, come se dovesse rispondermi ma in realtà non volesse. All’inizio ha cercato di farmi rinunciare dicendo che “tanto non possono trascriverle il Civil Partnership quindi che senso ha?” ma io ho insistito e siamo andati avanti.
Col passare del tempo mi spiegava i vari passaggi necessari ma ne mancava sempre uno e si aggiungevano certificati su certificati da presentare. Non mi dava mai la certezza di avere in mente tutto l’iter e io ho cominciato a chiederle conferma di ogni minuzia per evitare di trovarmi in errore e dover ripartire con qualche documentazione misteriosa che fino a poco prima non sembrava neanche esistere.
Alla fine questo è l’elenco dei documenti che ho dovuto mandare: Certificato di Civil Partnership, fotocopie di documenti d’identità e lettera di richiesta di trascrizione.
Sembra poco, ma solo per il certificato ho dovuto penare e non poco! Per prima cosa avevo bisogno di una copia originale per non rischiare di mandare quello che abbiamo in casa io e Cristian. Incredibile ma vero sul sito del Registry Office di Southwark è possibile richiedere le copie dei certificati pagando con carta di credito!!!
Purtroppo la form online non accettava il mio indirizzo italiano ma con una semplice email ho risolto tutto e nel giro di qualche giorno avevo la mia copia. Il passo successivo era quello di farsela tradurre in italiano. Ovviamente non potevo farlo io, ma serviva un traduttore certificato dal Consolato.
Un altro giro di email mi ha permesso di avere tutti i preventivi dei traduttori certificati e di trovarne una che accettava il pagamento via Paypal. Ancora qualche giorno di attesa e anche la traduzione mi è arrivata a casa.
Credevo di aver finito ma ovviamente ci voleva altro! Pare infatti che tutti i documenti ufficiali inglesi, quando vengono utilizzati all’estero, debbano essere legalizzati. Anche in questo caso sul sito si riesce a fare tutto. La procedura è semplice e chiara, i moduli vengono stampati in un attimo, il pagamento fatto con carta di credito e la procedura inizia in automatico. E’ quasi incredibile!
Raccolto anche questo ultimo pezzo ho fatto una bella raccomandata al Consolato con tutti i documenti. Dopo un po’ ho anche avuto la conferma della ricezione e che avrebbero inviato i documenti in Italia da lì a poco. Tutto questo succedeva tra Dicembre e Gennaio.
Passavano le settimane e non avevo notizie di niente… stufo dell’attesa ho cominciato a chiedere info a destra e a manca. Da un controllo con il Comune di Paderno è risultato che avevano ricevuto i documenti e avevano anche risposto ma probabilmente c’era stato un problema con la posta elettronica certificata. Un secondo invio ad un indirizzo diverso ha risolto anche questo problema.
Rimaneva a questo punto il Comune di Milano: un disastro! Il numero di telefono 02.02.02 funziona molto bene, gli operatori sono molto cortesi ma ogni volta che provavano a passarmi l’ufficio trascrizioni o era occupato o non rispondevano. Ho provato anche ad aprire una richiesta per essere richiamato… sono passate settimane e ancora nessuna notizia della richiamata.
Fortunatamente un amico conosce la resposabile di tutto il settore anagrafe del Comune. Questa persona mi ha spiegato di portare tutto il materiale di persona in portineria facendolo protocollare e di aspettare che la pratica venisse presa in carico.
Dopo qualche giorno il Comune mi ha richiamato! Incredibile! La persona al telefono mi ha detto che aveva ricevuto tutto e che avrebbe proceduto col diniego se non fosse stato che i documenti erano in fotocopia. Ovviamente lo erano: gli originali li ha il Consolato!!! A questo punto ha controllato sul terminale (Patriziaaaaaaaaaaaa guarda sul terminaleeeeee!!!!!!!) ed effettivamente i miei documenti erano arrivati da Londra con la posta elettronica certificata il 12 Gennaio e da allora attendevano in un limbo burocratico.
Grazie ai documenti elettronici ha potuto procedere e il giorno dopo avevo in mano il diniego: vittoria! Ho già inoltrato tutto all’avvocato e adesso vedremo come procederà il ricorso alla Corte Europea e a quella dei Diritti Umani.
Quello che non sopporto del nostro paese è la totale mancanza di risposte certe in materia di burocrazia. Da una parte mi è stato detto che dev’essere il Consolato a mandare la richiesta, il Comune di Milano diceva invece che si poteva fare direttamente in prima persona. Lo stesso Comune di Milano mi ha però dato risposte contrastanti sulla possibilità o meno di chiedere notizie sulla pratica andando direttamente all’ufficio matrimoni.
Tutto questo (Consolato, Comuni ecc. ecc.) trattandoti come un idiota. E’ pazzesco: non danno informazioni certe ma pretendono che tu le cose le sappia. Abbiamo veramente bisogno di una semplificazione e di gente che faccia seriamente il proprio lavoro. E’ pazzesco, dall’invio dei documenti dal Consolato ci sono voluti altri tre mesi, tutto per produrre un pezzo di carta che attesta un diniego…