Qualche giorno fa stavo controllando l’agenda gay di Hong Kong, volevo vedere quali appuntamenti ci fossero nel mese di Novembre. Mi sono subito fermato quando ho scoperto che il sabato successivo (oggi) ci sarebbe stato il Gay Pride 2012! Ho controllato quale fosse il percorso e mandato un paio di messaggi ai miei amici per capire come funzionasse.
I Gay Pride a Hong Kong sono delle marce composte da persone con striscioni ma senza carri. Si parte da Causeway Bay (meta di shopping soprattutto il sabato pomeriggio) per arrivare a Central passando per i quartieri di Wan Chai e Admiralty. L’organizzazione è in mano a volontari con l’aiuto di un discreto numero di sponsor locali e internazionali.
Nonostante Hong Kong sia una città moderna non esistono diritti per le coppie dello stesso sesso e non esiste neanche una legge contro l’omofobia. Nell’ultimo anno un legislatore di Hong Kong ha fatto coming out e si stanno proponendo delle leggi a tutela delle persone LGBT.
Un aspetto fondamentale della vita – soprattutto in una città come questa – è il lavoro e uno dei temi fondamentali di questa parata sono la parità dei diritti sul posto di lavoro. Fortunatamente molte aziende internazionali si sono portate dietro regole moderne e lungimiranti dai propri paesi d’origine ma questo non basta. Ricordiamo anche che nel 2047 Hong Kong diventerà al 100% cinese e questo preoccupa moltissimo la comunità gay dell’isola. Bisogna quindi lottare anche avendo in mente questa data.
Ma veniamo al Gay Pride! Verso le 14.15 sono arrivato al punto di accumulazione in Victoria Park. Un piccolo stand ti dava tutte le informazioni e una brochure (molto carina) con tutti gli eventi del Pride. Su un piccola torretta avvolta in una bandiera rainbow c’erano tre presentatori che – quasi esclusivamente in cinese – davano informazioni e scaldavano i partecipanti.
Un gruppetto di volontari girava vendendo i gadget dell’evento e io mi sono subito gettato su una spilletta rainbow con la scritta HKPride. L’ho subito messa in bella mostra per evitare che continuassero a chiedermi di comprare qualcosa! Mi sono bastati due passi per rendermi conto che la maggior parte dei partecipanti fosse cinese, noi europei eravamo una manciata. Ho visto solo tre drag queen. Una con un abito da sposa bianco tutto sbuffi, una con un abito da sposa rosso e l’ultima con una tiara in testa e un milione di anni nelle ossa!
Il clima era festoso – anche se piuttosto composto – e per niente volgare. Un solo ragazzo si è messo in mutande (niente di che, dico per dovere di cronaca) e una coppia di ragazze erano una vestita da suora (con delle enormi tette finte) e l’altra da gattona sexy (e forse era un ragazzo… chi può dirlo). C’erano anche due preservativi in forma di pupazzo veramente carini!
Secondo l’organizzazione si doveva partecipare in abito da lavoro, per mostrare che siamo parte del tessuto sociale e non solo persone che spuntano la sera nei locali gay. In pochi hanno seguito questa indicazione ma il gruppo di volontari in testa al corteo erano agghindati come elettricista, muratore, imbianchino ecc. ecc. A dire la verità facevano un po’ un effetto Village People ma le buone intenzioni vanno premiate.
Arrivate le 15.00 siamo partiti! Tutto è perfettamente organizzato con un cordone di polizia che chiudeva le strade davanti a noi e ci teneva in ordine nel nostro corridoio di passaggio. La partecipazione è libera e non richiede registrazioni e io mi sono subito messo in testa tra l’enorme bandiera rainbow e lo striscione ufficiale del Pride.
Lo slogan era Dare to Love! (abbiate il coraggio di amare) e i vari speaker lungo il percorso continuavano a ripeterlo in cinese e in inglese fino all’esasperazione. Come apripista c’era un camioncino con due piccole casse che facevano quello che potevano per sparare musica sulla testa del corteo. Siamo passati da Lady Gaga a Rihanna con una piccola svolta su Psy e il suo Gangnam Style che ha fatto impazzire tutti i cinesini presenti! Come altra forma coreografica ci sono state consegnate delle bottigline per fare le bolle di sapone. Ad un certo punto dal corteo si è alzata una miriade di bolle con un effetto molto bello.
Nel passaggio salutavamo le persone a bordo strada o sui tram e nel pieno stile asiatico tantissime persone ci fotografavano. Dai negozi si vedevano persone affacciarsi incuriosite mentre nella folla laterale c’era anche qualche sguardo perplesso.
Lasciata la zona dello shopping eravano più soli nel nostro manifestare ma dai ponti pedonali sopra la strada continuava la ressa di gente incuriosita, speriamo che abbiano colto il nostro messaggio di amore e uguaglianza. Per darvi l’idea del tragitto fatto e dell’importanza delle strade percorse è come se a Milano facessimo tutta Buenos Aires, Corso Venezia per arrivare in Piazza Affari. Come viabilità è come se avessimo bloccato metà Viale Monza o metà Circonvallazione.
Nella piazza dove si è conclusa la marcia era stato allestito un piccolo palco per finire la celebrazione del Pride. A questo punto però sono andato a raggiungere Cristina e Mattia in Central anche perché tutto era in cinese e io avevo bisogno di bere per riprendermi dal caldo visto che c’erano 28° e l’80% di umidità.
Essendo il primo Pride a Hong Kong a cui ho partecipato non ho punti di paragone ma comunque l’ho trovato molto bello e riuscito. Sono contento di aver avuto questa occasione per dare il mio piccolo contributo alla lotta per la nostra causa. Ogni paese ha le sue problematiche ma alla fine noi siamo una comunità internazionale ed è giusto essere presenti sempre e comunque.
Vediamo se siete stati attenti, nell’ultima immagine avete notato niente di interessante? Almeno uno dei quattro presentatori era caruccio, diamo a Cesare che che è di Cesare!
Bellissimo :-)
Grande Fede!!! :-)