Ci eravamo lasciati più di un anno fa con i documenti fatti e un diniego circa la trascrizione del Civil Partnership tra me e Cristian. In questo periodo lo staff dell’avvocato Marilisa D’Amico ha continuato a lavorare sul nostro caso e finalmente qualcosa si è sbloccato!
Il primo passaggio è stato alcuni mesi fa quando è stato fatto ricorso presso il Tribunale di Milano impugnando il diniego del Comune. Poichè la giunta Pisapia ha approvato il registro delle unioni civili (aperte anche a persone dello stesso sesso) è stata prospettata la possibilità di transcrivere il nostro documento presso questo registro. Sembra una cosa molto semplice ma in realtà il comune ha dovuto fare un provvedimento apposta per noi.
Il registro delle unioni civili in realtà serve a poco, ma quello che conta è che è la prima volta che un Civil Partnership viene riconosciuto a livello pubblico in Italia. Come dicono giustamente gli avvocati questo può essere un inizio per andare avanti in questa lotta giudiziaria.
Abbiamo ricevuto la buona notizia venerdì scorso ma è stato ieri che c’è stato dell’interesse nella cosa. Nel tardo pomeriggio mi è arrivata una chiamata da una giornalista di Repubblica e mi hanno fatto una veloce intervista per telefono. Questa mattina nella sezione di Milano del quotidiano eccoci dedicata una pagina intera!
Nella prima parte della pagina c’é un’intervista a Marilisa D’Amico con qualche dettaglio tecnico in più, nella seconda parta c’é la mia intervista. Aggiungete un paio di foto ed ecco un altro esempio di come si possa raccontare qualcosa di positivo cercando di lanciare un messaggio di normalità sul tema dei diritti dei gay.
Ecco gli articoli e speriamo che questo progetto non si fermi e che si riesca ad ottenere qualcosa di importante anche in un paese retrogrado come il nostro!
Più tardi mi ha contattato Daniele Guido Gessa un giornalista italiano che vive a Londra e che scrive per alcune riviste online tra cui Gay Star News. Ecco l’articolo che ha postato:
History made in Italy as Milan recognizes UK civil partnership
Cristian and Federico signed their civil union in London in 2010. Now they can apply for local benefits and local welfare
A local court in Milan has recognized a British civil partnership – the first time Italy has legally recognized a gay union from abroad.
Now the civil union between Cristian, a biologist, and Federico, an IT specialist, will be added to the Milan’s Registro delle Unioni Civili, a list of same-sex couples put in place by left-wing mayor Giuliano Pisapia.
The decision of the tribunal does not mean that Cristian and Federico’s civil partnership is now recognized by Italy.
But, thanks to the Registro, they can now apply for local welfare, local benefits and have their relationship recognized if their partner goes into hospital.
Cristian and Federico, two Italian residents, signed their civil partnership at the London Shakespeare’s Globe in June 2010, thanks to a temporary residence in the UK.
Now Federico tells Gay Star News: ‘We paid just £60 [$90 €70] and we could marry in front of 70 relatives and friends.’
Federico, who calls his civil partner ‘my husband’, adds: ‘We’ve been living together for the last eight years.
‘The recognition by the Milan tribunal is just a little thing, but it’s also an important step towards equality.
‘Now we want to proceed on the recognition of our partnership. We want the Italian bureaucracy to accept we should have the same rights of a married couple, as it is in the United Kingdom.
‘We have to say thanks to our lawyer, Marilisa D’Amico. We met her at a meeting for same-sex couples and we understood that she was the right person to fight for us.’
Interviewed by GSN, D’Amico, who’s also a local councillor in the Milan’s assembly, said: ‘Now, together with the lawyer Massimo Clara, we are following 20 Italian same-sex couples.
‘Italian judges should respect the European laws and decisions. They can not think that Italy is a separate state. Now we live in Europe.
‘Cristian and Federico have now asked for their recognition by the Anagrafe Nazionale, the national register of identities and families.
‘The tribunal’s decision allows them to ask for local benefits and local welfare from the council.
‘It means also that they can assist their partner at the hospital, which is not guaranteed by the Italian law.
‘Of course, to proceed in their partnership, now they should appeal to other tribunals.’
Italy does not recognize same-sex couples. There is no civil partnership or same-sex marriage, even though several local councils have introduced Registri delle Unioni Civili.
Lo stesso giornalista scrive per Il Fatto Quotidiano che ci ha messo addirittura in homepage! Ed ecco il secondo articolo online.
Nozze gay, tribunale Milano al Comune: “Riconoscere unione contratta a Londra”
Cristian e Federico si sono uniti a Londra il 5 giugno del 2010. Ora i giudici del capoluogo lombardo ha stabilito per la prima volta nella storia italiana che la loro “civil partnership” deve essere trascritta nel Registro voluto nel 2012 dal sindaco Giuliano Pisapia. “Questa è pura normalità, è il modo in cui vivono migliaia di coppie italiane che vogliono diritti e doveri riconosciuti dallo Stato”
“Ora vogliamo arrivare all’equiparazione con il matrimonio. Lui è mio marito. E vogliamo andare avanti”. Federico G., un esperto di software, è riuscito a portare avanti, insieme al partner Cristian F., biologo, la sua battaglia. Così, per la prima volta nella storia italiana, un tribunale ha riconosciuto una unione civile fra persone dello stesso sesso contratta all’estero, precisamente a Londra, il 5 giugno del 2010. Il tribunale civile di Milano ha infatti stabilito che la loro civil partnership può essere trascritta nel Registro delle unioni civili del capoluogo lombardo, voluto l’anno scorso dal sindaco Giuliano Pisapia. “Mi piacerebbe – spiega ora a ilfattoquotidiano.it Federico – che notizie come questa servano a farci capire che questa è pura normalità, che questo è il modo in cui vivono migliaia di coppie italiane che vogliono diritti e doveri riconosciuti dallo Stato. A noi sono bastate 60 sterline per sposarci nel Regno Unito. Ci siamo uniti al Globe, il teatro di Shakespeare sul Tamigi, davanti a settanta fra parenti e amici. È stato un giorno bellissimo e ora posso finalmente dire che ne è proprio valsa la pena”.
Persino la stampa internazionale, ora, riporta la notizia, sottolineando come la sentenza del tribunale di Milano abbia fatto “la storia”. Federico racconta come è avvenuto il tutto: “Ci è bastato prendere una residenza temporanea nel Regno Unito e per portare avanti la pratica ci è voluto un anno. Una volta contratta la civil partnership, siamo tornati in Italia, dove abbiamo conosciuto un avvocato che si occupa di tali questioni, Marilisa D’Amico, che è anche consigliere comunale a Milano. Così abbiamo deciso di portare avanti una causa per il riconoscimento, cosa che abbiamo ottenuto, ma ora non vogliamo fermarci. La burocrazia a Londra non è stata una cosa di poco conto, ma una volta che si è abituati a quella italiana tutto fila liscio. Così ora non ci spaventano nemmeno ulteriori passaggi in tribunale”.
L’avvocato D’Amico, che è anche docente all’Università di Milano, spiega a ilfattoquotidiano.it: “Al momento io e il mio collega Massimo Clara stiamo seguendo ben venti coppie che vogliono intraprendere lo stesso percorso, e cioè la trascrizione all’anagrafe. Molte di queste coppie non escludono nemmeno un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, nel caso le corti italiane non dovessero riconoscere quanto richiesto. In aiuto viene la sentenza della Cassazione dello scorso anno, che pur non consentendo la trascrizione all’anagrafe di un matrimonio contratto all’estero, ha spinto verso un riconoscimento delle coppie gay”.
Ma qual è la vera novità del caso di Cristian e Federico? “Per la prima volta – continua D’Amico – in Italia è stata registrata una unione contratta all’estero proprio come tale. Cioè nel Registro milanese delle unioni civili c’è scritto chiaramente che questa è una partnership londinese. Quello che cambia per loro è che ora potranno accedere al welfare locale, concorrere alle graduatorie per le case e per il complesso dei servizi sociali. Così, allo stesso modo, potranno assistere il partner in ospedale, purché sia una struttura nel territorio di Milano. Tutte cose non garantite dalla legge italiana, ma il Registro serve proprio a questo”. Una speranza? “Che la giurisprudenza italiana riconosca finalmente che l’Italia non è uno Stato separato, ma che è pienamente in Europa. Così dovrebbero essere rispettate le varie pronunce e sentenze a livello comunitario”.
Intanto Cristian e Federico già pensano a un prossimo passo. “Ci piacerebbe avere dei figli, perché no”, dice Federico. “Ma il tutto deve avvenire alla luce del sole, nel rispetto di una legge che verrà, non vogliamo ricorrere a sotterfugi che pur già sono disponibili. Certo, non so se la mia generazione vedrà mai…”. E si blocca così.