
Cominciamo da un punto fermo: Dan Brown non è capace di scrivere. Ho letto quasi tutti i suoi libri e – a parte il Codice Da Vinci che è appena messo meglio – ogni pubblicazione ha confermato questo mio pensiero. Mi immagino l’autore mentre scrive i suoi romanzi: un computer davanti, qualche libro per riferimenti artistici e un post-it con le regole che deve seguire. Secondo me le sue regole sono: inventa un piccolo colpo di scena, racconta un pezzetto del mistero, il protagonista scappa e si salva per un pelo. Queste regole vengono ripetute nello stesso ordine decine di volte fino a quanto non arriva un grande colpo di scena (più o meno a tre quarti del libro) e poi si riparte con la solita ripetitività. Ancora qualche pagina di sofferenza e si arriva al meritato epilogo.
C’è anche un po’ di spazio per qualche accenno di innamoramento verso donne più o meno coinvolte nella nascita del mistero, innamoramento che finisce immancabilmente nel nulla. Dan Brown è sicuramente capace di raccontare il mistero da scoprire (unico motivo per leggere i suoi libri) ma è un disastro nella scelta dei colpi di scena, una chiavica nelle scene d’azione e un imbarazzo del cercare di essere romantico. I personaggi risultano piatti, con qualche accenno al loro passato per farli sembrare credibili che però non basta: la psicologia di una persona non può essere relegata ad un paio di avvenimenti della gioventù che vengono ripetuti uguali ogni volta che si vuole dare spessore a qualcuno.

Anche lo stesso Robert Langdon pecca di questa poca tridimensionalità. Sono quattro libri che ci viene sbattuta in faccia la sua claustrofobia causata da una caduta in un pozzo da piccolo. E’ veramente possibile che non ci sia nient’altro in tutta la sua vita? Sarà stato l’effetto Tom Hanks ma adesso sta anche cercando di renderlo più sexy… ancora qualche libro e potrà sfidare Dirk Pitt in una gara a chi fa invaghire più vecchiette in una casa di riposo.
Spoilers
Detto questo passiamo al libro in quanto tale. Come si può capire dal titolo uno degli elementi principali del romanzo è Dante e la Divina Commedia. Per fortuna non stiamo parlando di un mistero vecchio 700 anni ma di un personaggio contemporaneo che tesse un mistero appoggiandosi a Dante. Questo almeno ci libera da millenarie società segrete e da indizi sparsi per decine di dipinti.
Il filo di Arianna è stato tessuto dal cattivo proprio per permettere ai buoni di capire quello che ha fatto, il suo scopo è quello di rivelare il tutto al momento giusto. Questa è una nota positiva, non abbiamo il solito terrorista intelligentissimo che però si fa fregare da indizi lasciati in continuazione dietro di se. Una piccola nota di freschezza è che mentre tutti stanno cercando di salvare il mondo da un attacco biologico, si scopre che la corsa è stata persa prima ancora che cominciasse: come se si cercasse un ordigno per disinnescarlo solo per scoprire che è già detonato da una settimana.
Questo sposta un po’ il romanzo verso la fantascienza ma neanche così Dan Brown ne esce vincitore: le conseguenze di un evento che praticamente cambia il mondo vengono relegate a poche pagine e trattate con una leggerezza che distrugge tutta la tensione precedentemente accumulata. Ah, quindi c’è tensione nel libro? No, diciamo che è la tensione che l’autore ha voluto far credere che esistesse ma che il lettore sentirà a mala pena.

Delle cose positive comunque ci sono ed una di quelle è l’ambientazione. Il romanzo inizia a Firenze, si trasferisce a Venezia e si chiude a Istanbul. La parte italiana è credibile con solo piccoli errori. Discorso leggermente diverso va fatto per Istanbul della quale si ha una descrizione che non le rende giustizia, quasi raccontasse un set cinematografico che rappresenta Istanbul.
Ho paura di quello che succederà nella traduzione. L’ambientazione si basa sul fatto che un americano si trova in Italia conoscendo solo sommariamente la nostra lingua. In italiano questa differenza non ci sarà, ritrovandoci un americano che parla italiano (perché tradotto) ma che non capisce l’italiano fuori dalla traduzione.
In conclusione è un libro adatto all’estate a patto che si chiuda un occhio su tutto quello che non è il mistero. Mi ripeto: la parte storica, letteraria e artistica è affascinante ma il resto è veramente di scarsa qualità, purtroppo.