Qualche giorno fa ho finito di leggere l’ultimo libro di Sophie Kinsella: Wedding Night. Si tratta di un racconto leggero, come molti libri dell’autrice inglese, ambientato tra l’Inghilterra e un’isola greca.
La storia racconta di due sorelle, Lottie e Fliss, e del rapporto con i loro innamorati (passati, presenti e futuri) e – ovviamente – di quello che le lega. Lottie è più istintiva e con la testa tra le nuvole (pessima combinazione) mentre Fliss cerca di essere più razionale ma con un divorzio difficile in atto finisce per perdere la stabilità emotiva senza accorgersene.
Bastano queste poche righe di descrizione per riconoscere in queste due sorelle le tipiche protagoniste di un libro di Sophie Kinsella: donne con un tocco di follia che le rende speciali ma un po’ al confine della credibilità. Non vanno prese sul serio, meglio distillarle in qualcosa di più quotidiano così da capire che non sono così assurde, solo un po’ esagerate.
Lascio alla stessa autrice fare un breve riassunto della trama:
Spostandosi da Londra all’isola di Ikonos la storia diventa sempre più divertente anche se tirata un po’ per i capelli fino ad arrivare ad un finale un po’ scontato ma soddisfacente.
Senza stare a rovinare nessuna sorpresa com’é questo libro? Sicuramente non tra i migliori di Sophie Kinsella. Ci sono molti spunti carini e personaggi divertenti ma manca quel qualcosa che lo renderebbe tridimensionale. Forse dopo averli letti quasi tutti c’é voglia di qualcosa di più, qualcosa che aggiunga nuovi elementi ad uno stile conosciuto.
A dire la verità una novità importante c’é: il racconto ha due voci, quelle delle due sorelle. I libri di Sophie Kinsella sono sempre in prima persona ma in Wedding Night i vari capitoli hanno la voce di Lottie o di Fliss permettendo di sentire lo stesso resoconto da due punti di vista differenti. E’ una scelta semplice che ho molto apprezzato e funziona molto bene sia nei momenti divertenti che in quelli più commoventi.
Senza voler pretendere di insegnarci come vivere ci sono alcuni spunti interessanti che possono anche far riflettere. Mi è piaciuto molto come ha reso il disincanto nel rivivere esperienze dell’adolescenza, e anche quanto sia facile autoconvincersi di situazioni che in realtà sono molto diverse da come le si dipingono a se stessi.
Una frase può riassumere questa filosofia (passatemi il termine, in fondo la maggior parte del libro è ambientato in Grecia!): Youth is still where you left it and that’s where it should stay. Anything that was worth taking on life’s journey, you’ll already have taken with you.
Direi quindi che è un libro adatto ad essere letto in estate sulla spiaggia, tra un bagno e un riposino sotto il sole. Non serve correre in libreria a comprarlo, basta metterlo sul comodino ad aspettare di finire qualcos’altro che interessa di più.