The Indian Clerk

The Indian Clerk

Ieri ho finito di leggere un libro molto bello che ho comprato a Sydney al Bookshop Darlinghurst: The Indian Clerk di David Leavitt. Si tratta di un romanzo basato su fatti realmente accaduti e racconta di tre matematici, due inglesi e un indiano, e di come si siano incontrati e abbiano collaborato.

Detto così sembra un libro di una noia mortale, conviene quindi aggiungere qualche elemento. I tre matematici sono G.H. Hardy, J.E. Littlewood e Srinivasa Ramanujan. La maggior parte del libro è ambientata al Trinity College di Cambridge prima e durante la Prima Guerra Mondiale. Un aspetto molto interessante è che G.H. Hardy fosse omosessuale e in questo libro vediamo uno spaccato della vita gay del tempo in Inghilterra.

GH Hardy

G.H. Hardy

Andiamo con ordine però, come hanno fatto questi tre matematici ad incontrarsi? Hardy e Littlewood collaboravano da tempo a Cambridge quando il primo riceve una lettera dall’India da parte di un impiegato dell’autorità portuale (Ramanujan) che dichiara di aver fatto delle scoperte matematiche importanti e che vorrebbe aiuto per poterle pubblicare. Hardy, dopo aver riconosciuto delle capacità nelle strane formule allegate alla lettera, decide di rispondere e nel giro di alcuni mesi riesce a far arrivare il misterioso indiano a Cambridge.

I tre iniziano a lavorare assieme, con Hardy che cerca di mettere ordine nella genialità di Ramanujan e quest’ultimo che deve abituarsi al clima e ai modi di fare inglesi. L’arrivo della guerra aggiungerà nuovi elementi alla storia che continueremo a seguire fino alla morte di Ramanujan dopo una lunga malattia.

Srinivasa Ramanujan

Srinivasa Ramanujan

Il libro si sofferma poco sulla matematica e molto sui rapporti personali tra i personaggi. Il vero protagonista è sicuramente Hardy del quale conosciamo tutti i sentimenti ed è attraverso i suoi occhi che vediamo dipanarsi la storia. Come scrivevo prima Hardy era gay e – seppur con l’attenzione necessaria all’inizio del ‘900 – viveva piuttosto attivamente il suo orientamento sessuale.

Hardy faceva parte di una società segreta chiamata gli Apostoli di Cambridge molti dei quali erano omosessuali. Durante gli incontri del sabato sera si discuteva di molti argomenti e prima e dopo il dibattito c’era spazio per flirtare. Tra i membri più famosi della società in quel periodo c’erano l’economista J.M. Keynes, anche lui omosessuale, e Bertrand Russell.

Pian piano che si prosegue nella lettura ci si affeziona ai personaggi e ci si immerge nel mondo dell’Inghilterra di inizio secolo. David Leavitt scrive in maniera eccezionale riuscendo a delineare i personaggi con tutte le loro sfaccettature. Ho apprezzato molto il modo in cui tratta l’omosessualità nel libro. Non la sbandiera con orgoglio e neanche la chiude in un angolo di vergogna. Sicuramente in ambienti protetti come quelli degli accademici di Cambridge questo era il modo in cui si viveva il proprio orientamento sessuale: libertà tra simili e attenzione (ma senza troppa circospezione) con gli altri.

JE Littlewood

J.E. Littlewood

In questo senso è interessante il rapporto tra Hardy e Littlewood. Nel romanzo l’arrivo di Littlewood a Cambridge era stato preso con molto interesse perché pare che questo giovane matematico andasse tutti i giorni a nuotare nudo nel fiume Cam. Alcuni degli Apostoli non perdevano occasione di andare a vederlo passare nudo con il suo fisico sportivo e tra loro c’era stato anche Hardy. Altri Apostoli avevano anche commentato il suo pacco in alcune fotografie, con un gusto del pettegolezzo simile a quello dei giorni nostri.

Detto questo Hardy sapeva che Littlewood fosse etero e negli anni di collaborazione non c’erano mai state tensioni sessuali. Hardy viveva la sua vita gay con una certa libertà tanto da non aver bisogno di star dietro a colleghi etero per quanto potessero essere attraenti. D’altro canto Littlewood sapeva che Hardy fosse omosessuale ma non ne parlava mai con lui. L’omosessualità era ancora reato in Inghilterra e il silenzio era più per rispetto e protezione che non per omofobia o disgusto.

All’epoca le relazioni gay erano soprattutto sessuali, non c’era spazio per relazioni da vivere alla luce del sole. Nel libro Hardy ha tutta una serie di avventure ed è veramente interessante vedere uno spaccato di vita quotidiana omosessuale di cento anni fa.

Hardy non è un personaggio facile, risulta un po’ naive se non egoista. Da una parte ha il mondo della matematica pura e dall’altra quello reale. E’ sicuramente più bravo a destreggiarsi nel primo che non nel secondo. Il libro comunque non ci spinge ad apprezzare il carattere di Hardy ma semplicemente ce lo racconta. Il suo non è un distacco puro verso quello che lo circonda, ci sono momenti in cui soffre e si accorge di essersi comportato in modo scorretto, ma fa fatica ad aprire il proprio cuore. In questo senso è interessante pensare a come ci saremmo comportati noi in situazioni simili, a quanto ci saremmo lasciati andare.

Rimane un enigma quando si finisce il libro: quali episodi sono perfettamente storici e quali sono romanzati? Lo stesso autore ricorda che il libro è un romanzo basato su fatti realmente accaduti ma alcuni passaggi sono in parte inventati mentre altri dedotti dalla lettura delle biografie. Sarebbe interessante avere delle indicazioni sulle parti vere e quelle romanzate, per pura curiosità.

E’ un libro che consiglio veramente a tutti di leggere anche se non si è interessati alla matematica. Non so come sia la traduzione ma in inglese è veramente molto ben scritto! Dopo questo libro sono molto curioso di leggere altro di questo autore americano.

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