Allacciate le Cinture

Allacciate le Cinture

Ieri pomeriggio sono andato a vedere l’ultimo film di Ferzan Ozpetek: Allacciate le Cinture. Dopo il deludente Magnifica Presenza ero molto curioso di vedere la sua nuova fatica e in due parole posso dire che è stato un miglioramento ma non raggiunge il livello di altre sue pellicole.

Vediamo un po’ le cose più nel dettaglio. Allacciate le Cinture (titolo orrendo…) racconta di Elena e Antonio, due personaggio molto diversi, e della loro storia d’amore. Il film si divide in due periodi con in mezzo un intervallo di 13 anni permettendoci così di scoprire sfaccettature diverse dei vari personaggi. Come tutti i film di Ozpetek l’aspetto corale è fondamentale ed il mondo che circonda Elena e Antonio è importante tanto quanto loro.

Allacciate le Cinture Scena

C’è Fabio, l’amico gay di Elena, Silvia l’ex di Antonio, ci sono Anna e Viviana mamma e zia di Elena e altri ancora che compaiono e scompaiono com’é normale col passare degli anni. Ognuno porta il suo contributo sia come personaggio che come recitazione ma in tutto questo c’é una nota stonata: Francesco Arca che recita nella parte del protagonista Antonio.

Francesco Arca è un ex tronista di Uomini e Donne e sicuramente ha un culo che parla, purtroppo però quella è la sua unica parte del corpo in grado di trasmettere emozioni allo spettatore. Il suo personaggio è ruvido, taciturno ma un conto è un bravo attore che riveste un ruolo come questo e un altro è un attore che meno battute ha meno rischia di fare un disastro.

Molti hanno criticato la scelta di Ozpetek e forse io mi sto accanendo troppo ma la verità è che Francesco Arca viene schiacciato dalla bravura di chi ha intorno e non ha via di scampo. Kasia Smutniak (Elena) è bellissima e bravissima, Filippo Scicchitano (Fabio) racconta il suo personaggio con leggerezza ma convince, Carla Signoris (Anna) potrebbe avere più spazio ma quello che ha è sempre perfetto e infine la meravigliosa Elena Sofia Ricci (Viviana). Quest’ultima rischiava molto secondo me. Il suo ruolo in Mine Vaganti era talmente iconico che rimettersi in gioco con lo stesso regista poteva rovinare un ricordo perfetto. Elena Sofia Ricci riesce invece a tenersi stretta l’aura di bizzarria senza copiare se stessa: fantastica!

Spoilers

Protetti sotto il cappello anti spoilers vediamo di spingerci un po’ più nel cuore del film. La tematica omosessuale è più presente di quanto non sembri all’inizio ma bisogna fare attenzione e coglierne tutti gli aspetti.Fabio non è l’unico personaggio gay, ce ne sono altri che si vedono o meno sullo schermo. Uno di questi è Michele, il fratello di Elena morto anni prima dell’inizio del film. Fabio e Michele si conoscevano da ragazzi e il padre del primo un pomeriggio li becca in camera con i pantaloni abbassati.

Fabio viene umiliato dalla sua famiglia ma lo stesso non sembra succedere a Michele. Probabilmente perché la madre di Elena e Michele è lesbica e la zia Viviana in realtà è la sua compagna. Questo aspetto non è raccontato chiaramente ma appena lo si mette a fuoco ci si accorge di quanto renda le cose più chiare.

Nella parte “13 anni più avanti” Elena scopre di avere un tumore al seno e inizia a fare delle chemioterapie. A causa degli effetti collaterali viene ricoverata in ospedale e come compagna di stanza ha Egle una ragazza un po’ stralunata interpretata da Paola Minaccioni, già vista in Mine Vaganti nel ruolo della cameriera Teresa. Egle è un personaggio molto bello reso perfettamente dall’attice. Con la sua fragilità fa commuovere ma porta anche un sorriso nonostante si parli di argomenti difficili come la malattia e la morte.

In un certo senso l’unico personaggio negativo è quello di Antonio. Con la sua scontrosità e il suo egoismo non si fa amare anche se il regista fa di tutto per redimerlo. La moglie di ammala ma lui è distante, non è in grado di comprendere la situazione e si comporta da coglione. Va bene il ruolo del macho che non deve mai dimostrare di avere sentimenti ma in mezzo a tutto il caleidoscopio di emozioni e personaggi la sua figura è fuori posto.

Ci sono dei piccoli spiragli ma passano troppo in fretta. Una scena in cui parla a cuore aperto con Fabio (che inizialmente non sopporta perché gay) risulta tenera ma il pensiero dell’amico sembra essere “due minuti di gentilezza e complicità non possono sopperire a 13 anni da stronzo”. E lo spettatore non può che concordare. A cosa servono questi piccoli momenti di redenzione nella trama del film?

La tesi di Ozpetek è che il vero amore esiste anche se le due persone sono molto diverse. Non conta il comportamento di una vita, può bastare un piccolo gesto per affermare che si è fatti l’uno per l’altra. Antonio di gesti di amore profondo ne fa due in tutto il film, ma è davvero abbastanza? Ozpetek è riuscito in tanti film a raccontare magistralmente le emozioni che uniscono le persone (amici, amanti, ex e rivali) ma su Antonio sembra accontentarsi di mezza riga di descrizione.

Forse l’attore non era in grado di fare di meglio ma la realtà è che si potrebbe cancellare quel personaggio e il film reggerebbe con poche modifiche. Come si passa dall’attrazione fisica (comprensibile) al matrimonio e due figli? Sembra che Elena riesca a vedere in lui la parte vulnerabile ma basta questo a costruire una relazione?

Ozpetek sa raccontare l’animo umano molto meglio di così. Non voglio dire che abbia sempre ragione ma semplicemente che il suo sguardo è profondo e coerente all’interno dei suoi film e dei suoi personaggi. Questo Antonio invece fa rabbia oppure da la sensazione di essere inutile.

Per concludere devo dire che comunque è un film da vedere. Dal punto di vista tecnico è ineccepibile ma da Ozpetek non ci si può aspettare altro. Peccato per il protagonista maschile al quale comunque dedico una piccola galleria fotografica: non sarà un grande attore ma insisto, il suo culo ha molte cose da dire!

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