Venerdì sono riuscito finalmente a provare Uber, il sistema di auto con autista che sta facendo arrabbiare i tassisti in tutto il mondo. In pratica Uber è un servizio di taxi presente in molte città del mondo che permette attraverso un’applicazione di chiamare un’auto e farsi portare ad una qualunque destinazione all’interno della città. L’innovazione sta nel fatto che le auto di Uber non sono costrette a seguire le regole protezionistiche dei taxi e il pagamento viene fatto via PayPal o Carta di Credito preregistrata senza scambio di contante.
Prima di entrare nel dettaglio del servizio vediamo come mai ho scelto di prendere Uber. Per una serie di ragioni mi trovavo alle 7 di mattina al Policlinico di Milano e dovevo arrivare in ufficio senza metterci una vita. Con la metropolitana avrei dovuto cambiare tre linee diverse e fare più di 15 minuti a piedi così ho pensato ad un taxi. Il problema è che in tasca avevo solo €5 non abbastanza per la corsa. A quel punto mi sono ricordato che avevo un buono sconto di €10 per un viaggio con Uber e ho subito aperto l’applicazione per vedere quante macchine ci fossero disponibili.
L’applicazione è molto semplice da usare. Grazie alla geolocalizzazione è possibile vedere quante auto sono nella zona e avere una valutazione del tempo necessario per arrivare a prenderti. Sempre con l’applicazione è possibile calcolare una stima del costo della corsa. Nel mio caso erano €17 che con il buono sconto era sicuramente meno di quello che mi avrebbe chiesto un taxi.
Fatta la richiesta di un’auto il sistema impiega qualche secondo per trovare un autista e poi ti manda una notifica push con il nome, la foto e il modello di auto. Le macchine sono tutte piuttosto nuove ed eleganti perché comunque Uber in Italia è considerato un servizio di lusso. L’applicazione continua a tenerti informato sul tempo di attesa e nel mio caso l’autista mi ha addirittura chiamato per confermare la corsa e controllare dove mi trovassi con precisione.
Tre minuti dopo l’auto è arrivata e Simone, il mio autista, è sceso per salutarmi e aprirmi la portiera: mi sentivo una vera e prioria sciura! In un quarto d’ora circa ero arrivato a destinazione e Simone non ha dovuto fare altro che confermare dal suo iPhone che la corsa era finita e immediatamente è partito il pagamento. Alla fine la corsa mi è costata €19 – €10 (sconto) = €9. Senza sconto probabilmente sarebbe stato di più di quello che mi avrebbe chiesto un taxi ufficiale ma il servizio è di qualità molto più alta e il modo di chiamare l’auto e pagare è comodissimo. Prima di salutarci l’autista mi ha nuovamente aperto la portiera e ho fatto invidia a tutta la strada dell’ufficio – che a quell’ora era assolutamente deserta :-)
Nel giro di pochi secondi la ricevuta della corsa arriva via email e rimane comunque disponibile nel tuo profilo utente sul sito. L’applicazione ti chiede anche di dare un voto da 1 a 5 all’autista e la statistica corrispondente è visibile quando ti viene confermata un’auto per la corsa.
Durante il tragitto Simone mi ha raccontato un po’ di retroscena del servizio e la cosa è stata molto interessante sia dal punto di vista della filosofia dietro a Uber che dell’arretratezza (pensa un po’) del nostro paese.
Attualmente in Italia ci sono solo due offerte: Uber Black Car e Uber Van. Per poter essere autisti di Uber Black Car (il servizio che ho usato io) ci vuole un patentino speciale che è quello degli autisti privati. Una volta che Uber ti accetta come autista puoi decidere di accettare corse come e quando vuoi. Questo è un grande vantaggio per gli autisti ed una differenza fondamentale rispetto ai tassisti. Simone fa l’autista di professione e spesso ha clienti che lo affittano per tutto il giorno (di solito turisti facoltosi o uomini d’affari) ma quando è libero attacca Uber e vede se riesce a fare qualche soldino extra.
I tassisti lavorano per cooperative di taxi che li pagano a stipendio e non a corse. Di coseguenza ogni autista deve rendersi disponibile una certo numero di ore ogni settimana, altrimenti lo schema non regge. Uber invece ti paga per le corse che fai e grazie al sistema di feedback gli autisti sono spronati ad offrire un servizio di qualità.
Purtroppo in molte città del mondo – e anche a Milano – i tassisti stanno lottando contro Uber cercando di metterlo fuori legge. In Italia hanno trovato uno stratagemma tipico da nostro paese. Il problema infatti è l’applicazione come metodo di prenotazione della corsa. La legge – scritta più di vent’anni fa – non ricononsce l’applicazione per smartphone come metodo legittimo di chiamare un taxi e quindi Uber diventa illegale.
Sfruttando questo stratagemma i vigili di tanto in tanto fermano le auto che sospettano far parte di Uber e chiedono ai clienti come hanno fatto a chiamare l’autista. Quando loro rispondono “attraverso un’applicazione” loro ritirano il libretto dell’auto e lasciano a piedi sia l’autista che il cliente. Uber offre assistenza legale quando questo succede e nel giro di qualche giorno l’autista si deve presentare davanti al Giudice di Pace. Questo può decidere di restituire il libretto di circolazione in attesa che si arrivi ad una sentenza oppure l’autista rimane senza libretto per i mesi necessari che l’iter burocratico faccia il suo corso.
Nel caso il Giudice di Pace scelga la seconda opzione Uber ricononsce €300 alla settimana all’autista che è rimasto a piedi per colpa del servizio che stava prestando. Per noi dipendenti €1200 al mese sembra una bella cifra ma Simone – al quale tutto questo è successo a Febbraio – diceva che lui deve pagare €800 al mese per il leasing della vettura e il restante non è molto per vivere.
Tutto questo è assolutamente assurdo e dimostra come il nostro paese non voglia mai evolversi preferendo proteggere lo status quo piuttosto che aprire le porte alla concorrenza e ad un servizio migliore per i clienti.
C’è anche un secondo aspetto particolarmente preoccupante. Lo stratagemma utilizzato è quello di vietare la chiamata delle corse attraverso smartphone. Ora che esiste Uber non cambieranno mai la legge per diventare più moderni e quindi pur di non dare soddisfazione al concorrente non avremo mai la possibiltà di chiamare un taxi ufficiale con un’applicazione…
Simone mi diceva che in seguito a diversi ritiri di libretti molti autisti hanno smesso di lavorare per Uber a Milano. Questo è molto triste e come al solito non possiamo che sperare che in altri paesi le cose cambino e un po’ di quell’aria di cambiamento arrivi fino a noi.
Per concludere non posso far altro che consigliare a tutti di provare Uber alla prima occasione. Probabilmente in Italia costa più che il taxi ma volete mettere la soddisfazione di lottare contro un monopolio ingiusto avendo anche un ottimo servizio per qualità e cortertesia?
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