Ieri sera ho finito di leggere un libro molto interessante: The Song of Achilles di Madeline Miller.
Si tratta di un racconto romanzato che ripercorre le origini, lo svolgimento e la conclusione della Guerra di Troia. Il narratore è Patroclo, il compagno e – in questo libro senza dubbi – amante di Achille. La fonte principale della storia è certamente l’Iliade di Omero ma l’autrice non si è fermata ad un solo testo rendendo il suo libro più ampio e coinvolgente.
Il fatto che Achille e Patroclo fossero amanti è una di quelle informazioni date per scontate ma non sempre comprovate dai testi antichi. Una forma di omosessualità era accettata se non addirittura incentivata nell’antica Grecia ma Omero non lo esplicita mai nel caso di questi due personaggi. L’autrice ha rilasciato una dichiarazione che ben riassume il suo punto di partenza, vera e propria spina dorsale di tutto il testo:
The idea that Patroclus and Achilles were lovers is quite old. Many Greco-Roman authors read their relationship as a romantic one—it was a common and accepted interpretation in the ancient world. We even have a fragment from a lost tragedy of Aeschylus, where Achilles speaks of his and Patroclus’ ‘frequent kisses.’ There is a lot of support for their relationship in the text of the Iliad itself, though Homer never makes it explicit. For me, the most compelling piece of evidence, aside from the depth of Achilles’ grief, is how he grieves: Achilles refuses to burn Patroclus’ body, insisting instead on keeping the corpse in his tent, where he constantly weeps and embraces it—despite the horrified reactions of those around him. That sense of physical devastation spoke deeply to me of a true and total intimacy between the two men.

Achille benda una ferita a Patroclo
L’autrice riesce molto bene a raccontare il percorso di questi due uomini così diversi e quando si arriva alla morte di Patroclo e l’ira di Achille l’emozione ti travolge tanto da sperare che almeno per questa volta la storia possa concludersi in modo diverso.

Il corpo di Patroclo viene recuperato dal campo di battaglia

Achille piange la morte di Patroclo
Uno dei punti di forza del libro è la sensibilità antica raccontata in modo moderno. La presenza degli dei, ad esempio, inizialmente sembra fuori luogo perché il libro ha uno stile contemporaneo, non è composto da versi complessi e ingarbugliati. Ci vuole un attimo per rendersi conto che anche se lo stile è moderno i personaggi non lo sono. Per loro la presenza delle divinità era il modo di spiegare gli avvenimenti che non comprendevano e siccome per loro era normale lo deve essere anche per noi lettori.
Nonostante il libro sia molto piacevole da leggere non lo definirei un capolavoro letterario. Ci sono alcuni passaggi che iniziano e finiscono troppo rapidamente. A volte un libro deve dilungarsi per far capire al lettore che può passare molto tempo senza che succeda niente di interessante. Cerco di spiegarmi meglio con un esempio.
I giovani Achille e Patroclo passano alcuni anni come allievi di Chirone. E’ un periodo in cui vivono lontani dal palazzo di Achille con il centauro che segue la loro crescita fisica e culturale. Nel libro la parte fondamentale di questi capitoli è lo sviluppo dei due ragazzi che trasforma il loro rapporto aggiungendo sessualità e maturità. Secondo me questi anni passano troppo in fretta con troppe cose date per scontato. Come scrivevo prima se un libro racconta un periodo composto da elementi ripetuti (formazione) e elementi emotivamente carichi (scoperta del sesso e di un’affettività più adulta) dovrebbe renderci partecipi di entrambi gli aspetti.
Achille che impara a combattere e Patroclo che impara la medicina sono elementi lenti, pieni di ripetizioni e – aggiungerei – noiosi. L’autrice li cita solo brevemente rendendo sì il libro più snello ma nello stesso tempo togliendo importanza ad un passaggio fondamentale. Alla fine questi anni con Chirone rischiano di essere letti semplicemente come: i due ragazzi salgono su una montagna, imparano delle cose e fanno sesso per la prima volta.
Questi capitoli sono l’esempio più eclatante di quello che secondo me è un limite dell’autrice. Nel resto del libro lo si nota meno ma ogni tanto cade in questa trappola. Peccato perché per il resto lo stile e il valore letterario del libro è piuttosto alto.
Concludendo suggerisco questo libro a tutti coloro che sono affascinati dai miti greci e vogliono riscoprirli in un modo un po’ diverso. E’ un libro molto adatto a uomini gay in una relazione stabile. Achille e Patroclo ci raccontano cosa vuol dire stare assieme andando al nocciolo dell’affettività. Non è un libro sui diritti o sulla comunità gay. E’ un libro che mostra l’amore tra due persone e come affrontano coloro che vorrebbero dividerli. Certo, le loro vite e gesta sono epiche ma il loro amore è terreno, quotidiano ed è facile rispecchiarsi in questi due ragazzi innamorati.