Dark Matter

Dark-Matter-Michelle-Paver

Questa settimana ho letteralmente divorato un libro intitolato Dark Matter scritto dall’autrice Michelle Paver. Il libro mi è stato consigliato da Luke, un amico neozelandese che vive a Londra. Il libro è ambientato alle Svalbard e dopo il mio viaggio su quelle isole a inizio Marzo non potevo certo rinunciare a leggerlo!

Il sottotitolo dice chiaramente di che tipo di libro si tratta: A Ghost Story. Non aspettatevi un racconto splatter o sanguinario però. La vera emozione che permea queste pagine è l’ansia. Ecco una breve sinossi e il trailer del libro:

January 1937.

Clouds of war are gathering over a fogbound London. Twenty-eight year old Jack is poor, lonely and desperate to change his life.

So when he’s offered the chance to be the wireless operator on an Arctic expedition, he jumps at it. Spirits are high as the ship leaves Norway: five men and eight huskies, crossing the Barents Sea by the light of the midnight sun. At last they reach the remote, uninhabited bay where they will camp for the next year.

Gruhuken.

But the Arctic summer is brief. As night returns to claim the land, Jack feels a creeping unease. One by one, his companions are forced to leave. He faces a stark choice. Stay or go. Soon he will see the last of the sun, as the polar night engulfs the camp in months of darkness. Soon he will reach the point of no return – when the sea will freeze, making escape impossible. And Gruhuken is not uninhabited. Jack is not alone. Something walks there in the dark.

L’autrice è riuscita perfettamente a rendere l’atmosfera artica di quelle isole. Il passaggio dal sole di mezzanotte alla notte polare è perfettamente scandito e attraverso le pagine si respira il cambio che questo comporta.

La descrizione delle isole e della preparazione della spedizione sono frutto di diversi viaggi e molto lavoro di ricerca. Questo regala al libro grande credibilità che rende il racconto ancora più spaventoso: se tutto è così veritiero allora anche il fantasma lo è.

Whale-Bones

Come scrivevo prima il libro riesce a trasmettere al lettore un grande senso di ansia e angoscia fino a risvegliare quella paura del buio che si provava da bambini. Nonostrante le Svalbard siano isole molto grandi tutta l’azione centrale si svolge in un ambiente molto piccolo, quello di Gruhuken. Come il protagonista, il lettore si trova a vivere in una piccola capanna circondata da pochi elementi. Questo micromondo senza via d’uscita e apparentemente sotto controllo aumenta fortemente il senso di insicurezza e instabilità.

La storia viene raccontata attraverso il diario tenuto da Jack Miller, il protagonista. Con questo stratagemma riusciamo ad entrare ancora più nelle emozioni del momento. Da una parte questo ci tranquillizza – se sta scrivendo vuol dire che è ancora vivo – ma dall’altra aumenta esponenzialmente la nostra vicinanza a tutto quello che accade nella notte polare.

Spoilers

Approfitto di questa parte protetta per entrare più nel dettaglio del libro. L’autrice gioca molto con le conseguenze che la solitudine e il buio possono portare alla psiche di una persona. Ci tiene però a precisare che il fantasma esiste davvero, non è il frutto dell’immaginazione di Jack. Veniamo informati di questo fatto sin dalla prima pagina dove si legge (in risposta ad una lettera inviata ad un membro della spedizione):

I don’t think we will ever learn the truth of what happened at Gruhuken. However I know enough to be convinced that something terrible took place. And whatever it was, Dr Muchinson, it was real. It was not the result of some phobic disorder.

Verso la fine del libro Jack scopre qualcosa che io già avevo colto leggendo le sue pagine. Uno dei suoi compagni di spedizione si chiama Gus e viene da lui descritto come:

A handsome blond hero […]. He doesn’t have that square jaw or those clear blue eyes for nothing.

Col procedere della storia Jack tiene sempre di più all’opinione di Gus e si fa coraggio proprio per non deluderlo. Arriva al punto di rifiutarsi di lasciare Gruhuken proprio per avere l’opportunità di dimostrargli il suo valore:

I keep picturing what it’ll be like when he [Gus] gets back. His blue eyes shining with gratitude and admiration. “You did it, Jack. I didn’t think anyone could, but you pulled it off!” That’s ridiculous, I know, and writing it makes me cringe, but that doesn’t stop me playing it over and over in my head.

Mentre leggevo queste parole mi è venuto il dubbio che Jack potesse essere innamorato di Gus. Effettivamente avevo ragione ed ecco il passaggio dove Jack se ne rende conto. Piccola nota: queste pagine sono le uniche che non arrivano direttamente dal diario, i capitoli fulcro della storia sono raccontati in diretta, come fosse un film. Per questo motivo Jack può dire di essere contento di non averlo scritto nel proprio diario:

I’ve strapped my journal to my chest with a length of canvas webbing left over from the dogs’ harnesses, and I’m wearing one of Gus’ shirts on top. If by some miracle I get out of this alive, I’ll tell him I mistook it for one of mine. If I die, I want something of his with me.

[…] Once, I wrote that I felt as if you were my brother, or my best friend. But now I think maybe it’s deeper than that. I don’t understand, I’ve never felt like this. And I’m glad I haven’t written about it in my journal. I couldn’t bear it if you read it and turned away.

And maybe if I do see you again, I’ll never find the courage to say anything to your face. So I’m going to be brave and say it now, fearlessly, out loud. Gus. I love you.

Ho trovato questo passaggio molto dolce e profondo nella sua semplicità. Non sappiamo se sia amore o solo un’attrazione passeggera. Non sappiamo se Gus contraccambierebbe (anche se sospetto di sì). Non sappiamo niente di come Jack vivrebbe la propria omosessualità ma tutto questo non conta: è da solo, deve affrontare un grande pericolo, potrebbe non sopravvivere e il suo animo lo spinge verso la persona che ama.

Non ci sono orpelli, non ci sono retroscena, c’é solo un sentimento che esiste qui e ora e che merita un grande rispetto.

Il modo in cui pensa a Gus e lo approccia mi ha ricordato i miei primi passi da giovane omosessuale. Un sentimento che nasce e che forse ancora non ci si spiega e poi un desiderio di essere preso in considerazione, di essere in qualche modo importante per l’altro. Questi approcci sono tipici di chi ancora non ha preso completamente coscienza di se e sono molto teneri. A volte possono sfociare in atteggiamenti con aspetti ossessivi ma non è questo che il libro ci vuole raccontare. Il coming out di Jack è semplice, puro e molto dolce.

In questo libro, altrimenti quasi perfetto, ho notato solo un elemento che stonava un po’. All’interno del diario di Jack vengono riportati i dialoghi frase per frase, come se stessimo leggendo un libro di prosa e non un diario personale. E’ solo una piccola nota ma quando ci si fa caso rompe un po’ il convincimento di stare leggendo qualcosa scritto di proprio pugno dal protagonista.

L'autrice Michelle Paver
L’autrice Michelle Paver

A parte questo il libro è stato veramente una scoperta, non riuscivo a smettere di leggerlo! Quando lo aprivo prima di andare a letto mi lasciava un senso di incertezza che rendeva più difficile il riposo. Questo rende l’idea di quanto sia ben scritto e coinvolgente.

Per gli amanti del genere e non è da non perdere!

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