
Qualche giorno fa ho finito di leggere l’ultimo libro di Sophie Kinsella: Finding Audrey. Si tratta del primo libro dedicato ai giovani adulti (lo so, in italiano non si usa ma in inglese Young Adults è un genere ben preciso) e devo dire che non è affatto male.
Ho letto tutti i libri pubblicati sotto lo pseudonimo Sophie Kinsella e quando ho saputo dell’uscita di questo ultimo lavoro l’ho subito messo nella mia wish list. Quando ho capito che non si trattava del genere a cui ero abituato ho avuto un po’ di dubbi: voglio davvero leggere un libro per un pubblico così giovane? Seguendo l’autrice da tanti anni ho pensato che non potesse essere così tanto diverso dagli altri e mi sono convinto a leggerlo subito.
Effettivamente su alcuni aspetti era diverso dagli altri, ma la buona notizie è che non si tratta di un diverso negativo, anzi, tutt’altro! Prima di continuare la recensione ecco una breve sinossi:
Audrey can’t leave the house. she can’t even take off her dark glasses inside the house.
Then her brother’s friend Linus stumbles into her life. With his friendly, orange-slice smile and his funny notes, he starts to entice Audrey out again – well, Starbucks is a start.And with Linus at her side, Audrey feels like she can do the things she’d thought were too scary. Suddenly, finding her way back to the real world seems achievable.
Be prepared to laugh, dream and hope with Audrey as she learns that even when you feel like you have lost yourself, love can still find you…
Si capisce subito che Audrey ha subìto un qualche tipo di shock psicologico che la tiene chiusa in casa con occhiali scuri sempre addosso. Dopo poche pagine scopriamo che è aiutata da una psichiatra e che al momento sta cercando di superare le sue paure per ricominciare ad andare a scuola qualche mese dopo.
Le eroine di Sophie Kinsella sono solitamente donne autonome e attive (forse troppo, vero Becky Bloomwood?) mentre Audrey – oltre ad essere molto giovane – sta vivendo chiusa in casa, con solo la sua famiglia e la terapista come punti di contatto. Con una premessa di questo tipo il libro rischia di essere noiosissimo e invece l’autrice trova il giusto mix per divertire ma anche affrontare un tema complesso come il bullismo e la depressione.
La storia di Audrey è mescolata a quella della sua famiglia e molti intermezzi comici arrivano prioprio da una madre un po’ apprensiva, un padre attento ma meno opprimente e un fratello appassionato di videogiochi. La relazione tra i membri della famiglia sono un punto di forza del romanzo e Sophie Kinsella riesce a renderli perfettamente (come già ha fatto in altri suoi libri).

L’autrice deve aver avuto contatto diretto con la depressione, magari attraverso un giovane membro della sua famiglia, perché racconta questa condizione con grande precisione ma soprattutto con grandissimo rispetto. Al giorno d’oggi in molti parlano di depressione trattandola come se fosse uno stato di malinconia, qualcosa che può essere facilmente superato. Questo libro invece la tratta per quello che è: una malattia che per fortuna può essere affrontata con un aiuto farmacologico e un supporto psicologico.
Una scelta che ho molto apprezzato è stata quella di farci cononscere Audrey dopo che l’evento scatenante della depressione era già accaduto. Nel libro si fa riferimento ad atti di bullismo e scarsa attenzione da parte del personale docente della scuola ma niente di più. Chi avesse una forte curiosità morbosa rimarrà a bocca asciutta mentre io trovo questa scelta ancora più rispettosa: si può parlare delle condizioni di una persona senza doversi fare gli affari suoi ad ogni costo – anche se si tratta di un personaggio inventato. Sophie Kinsella rimane focalizzata sul presente, sappiamo che il passato ha avuto effetto su quello che vediamo ma non dobbiamo farci ingabbiare da ciò che è già accaduto, pensiamo a quello che sta succedendo qui e ora.
Spoilers
Ci sono un paio di elementi che vorrei discutere nella sezione spoilers, così da non rovinare la lettura a nessuno.
Verso la parte finale del romanzo vediamo Audrey fare passi da gigante nell’affrontare le sue paure. Mentre leggevo avevo paura che questi passi avanti fossero troppo repentini, quasi a voler chiudere ad ogni costo il libro con una nota positiva. Ripensandoci credo che non ci sia nulla di strano per due ragioni.
Prima di tutto non sappiamo cosa sia successo a Audrey e quindi quanto traumatico sia il suo passato. Un trauma psicologico può essere legato a qualunque causa e chi ne soffre difficilmente comprende quanto sia o meno grave. Quello che viene vissuto come insormontabile può essere di più facile superamento una volta che si trova la forza per fare i primi passi. Il secondo punto è proprio questo, noi incontriamo Audrey in un momento in cui ha superato la crisi più grande, quella che l’ha constretta in ospedale, e adesso cammina a passi sempre più lunghi verso una vita il più normale possibile.
Audrey viene certamente molto aiutata dall’arrivo nella sua vita di Linus, l’amico del fratello che diventerà suo ragazzo. Linus è un ragazzo del quale è facile innamorarsi: gentile, attento e in grado di supportare psicologicamente Audrey. Quest’ultimo punto lo vedo un po’ troppo stiracchiato. E’ piuttosto improbabile che un adolescente sia così bravo a supportare una ragazza in crisi senza fare ulteriori danni. Noi sappiamo che Linus ha una nonna affetta da demenza ma non credo che basti per renderlo così ricettivo verso la depressione.
Magari Linus ha affrontato personalmente una situazione simile ma il libro non ci dice niente al riguardo. E’ solo una cosa che stride un po’, ma niente di così insopportabile.
Mi sento veramente di consigliare questo libro a tutti, non fatevi spaventare dal fatto che sembri per un pubblico giovane. Ringrazio anche Sophie Kinsella per averci descritto una protagonista intelligente come la altre dei suoi libri ma senza quegli eccessi che dopo un po’ annoiano. Sì, Becky Bloomwood, ti adoro ma questa frase è rivolta a te :-)
L’ho appena finito anche io. Mi ha molto divertito e mi ha emozionato il modo in cui l’autrice affronta temi così delicati quali la depressione, l’analisi e l’adolescenza.
Proprio carino!