Lo scorso weekend io e Cristian ci siamo regalati tre giorni nella splendida città di Trieste. Abbiamo mangiato squisiti piatti locali e visto alcuni amici. Il sabato sera ero poi riuscito a recuperare due biglietti a prezzo scontatissimo per Billy Elliot al Teatro Rossetti.
Ho amato il film e lo spettacolo a Londra ed ero molto preoccupato per questa produzione con regia di Massimo Romeo Piparo. Purtroppo non lo trovo un regista di musical particolarmente capace. I suoi spettacoli tendono a essere pressapochisti e anche questo Billy Elliot ne è un esempio.
Non ritengo che questo sia uno spettacolo facile da portare in Italia. La storia è ben radicata nella sua patria e nonostante il film abbia avuto un buon successo anche da noi il periodo degli scioperi dei minatori non ci è così presente. C’è anche un grandissimo problema linguistico da affrontare. Lo spettacolo originale è quasi completamente parlato con un accento del nord dell’Inghilterra e il contrasto con il Queen English della Royal Ballet School ci trasmette tutta la cultura delle classi della Gran Bretagna in pochissime battute.
Tutto questo non può che perdersi in italiano ma ecco che un regista capace deve prendere il sopravvento e raccontare il più possibile senza snaturare. Piparo non è quel regista… purtroppo. Laddove poteva inventare ha tralasciato, laddove poteva semplicemente copiare (lecito) ha inventato in modo bizzarro. Ecco quelli che sono per me degli errori stupidi riparabili con un minimo di ricerca sullo spettacolo che si vuole produrre.
Iniziamo con un errore un po’ da intenditori ma comunque grave. In due scene Billy, Michael e il padre di Billy bevono del gin da una bottiglia. La bottiglia è squadrata e il vetro è azzurrino: un qualunque bevitore di cocktail nota subito che la bottiglia è di Bombay Sapphire.
Questo tipo di gin venne introdotto nel mercato nel 1987 mentre lo spettacolo è ambientato nel 1984… alcolizzati preveggenti? Tra l’altro il Bombay Sapphire è un gin piuttosto costoso e quindi comunque poco adatto a minatori in sciopero. Ma soprattutto perché rischiare? Non doveva essere gin, bastava che avessero in mano una bottiglia qualunque.
Altro errore altra corsa! Uno dei passaggi più geniali dello spettacolo originale è quello della canzone Solidarity. Ci racconta il contrasto tra minatori e polizia il tutto mescolato alle lezioni di ballo. Il testo della canzone riprende un notissimo canto del sindacato inglese. Sia il canto che la canzone del musical ripetono molte volte Solidarity forever.
In italiano è diventato sulla stessa barca assieme. Ma perché??? Dal punto di vista metrico ci stava anche solidarietà che avrebbe almeno cercato di collegarsi al canto del sindacato. E invece niente, un altro errore che dimostra la poca attenzione.
Passiamo all’inizio del secondo atto. In scena abbiamo una festa di Natale e una serie di insulti alla nemica numero uno: Margaret Thatcher. In originale la primo ministro viene appellata Maggie Thatcher, in italiano diventa Lady Thatcher. Vi prego, ditemi almeno che è un ammiccamento a The Lady di Lory del Santo…
La Thatcher non era una Lady, aveva anzi umili origini. Non è diventata baronessa prima del 1992 quindi perché usare un titolo che in Inghilterra non ha un valore generico!
L’ultimo errorone è – ovviamente – la scena finale. I minatori perdono il braccio di ferro e lo sciopero finisce. Devono quindi tornare in miniera e lo fanno tutti assieme, come un sol uomo. Non a caso il testo originale dice:
We walk proudly, and we walk strong
All together we will go as one
The ground is empty, and cold as hell
But we all go together when we go.
Tutto sembra giusto anche in questa versione. I minatori sono tutti assieme, fanno finta di salire su un ascensore che li porterà nel sottosuolo e poi accade l’imprevisto! Un trashissimo vagoncino da miniera attraversa la scena con a bordo tre minatori che continuano a cantare.
Tre minatori??? All together we will go as one e poi ne rimangono solo tre? Perché????? Comunque l’effetto del vagoncino è orrendo, concettualmente sbagliato e proprio brutto! Caro regista, bastava copiare lo spettacolo originale e non fare danni!
Lasciando da parte Piparo parliamo un attimo del cast. Anche qua le cose non vanno bene quanto avrei voluto. Cominciamo però da chi mi ha colpito positivamente.
Sabrina Marciano nel ruolo di Mrs Wilkinson mi è piaciuta molto. Meglio nelle parti meno emotive ma comunque porta molta energia e carattere in scena.
Bravo anche Donato Altomare nel ruolo del fratello di Billy. L’unica pecca è che non ha assolutamente niente di inglese, sembra più latino ma non è certo colpa sua.
Maurizio Semeraro è uno spassosissimo Mr Braithwaite. Il ruolo aiuta molto ma va anche recitato nel modo giusto e lui ci è riuscito.
Bravi anche ragazzi e ragazze dell’ensemble e questo è uno spettacolo con molte parti corali.
Gli altri attori e attrici non mi hanno entusiasmato. Ad esempio il padre di Billy (Luca Biagini) era sottotono. Ma spendiamo qualche parola sul protagonista Alessandro Frola.
Questo è certamente il ruolo più difficile da coprire, soprattutto in un paese come il nostro dove sono pochi i professionisti così giovani. Alessandro Frola è sicuramente un ballerino capace, nelle parti danzate eccelle nonostante la giovane età ma sul resto non è all’altezza.
In alcune canzoni si nota perfettamente che non ha l’estensione vocale richiesta dallo spartito e la recitazione è a volte stentata. Questo è un grosso guaio perché il centro focale dell’emozione del pubblico è questo bambino che ha un sogno che vuole realizzare. Se non si riesce a credere a Billy il resto fa fatica ed è quello che succede in questa produzione.
Una parte dello spettacolo che mi ha sempre colpito è Angry Dance. Billy sconfortato dal padre che non vuole che faccia l’audizione si mette a correre e a ballare per le strade della città sfogando la sua rabbia. A Londra ero quasi sconvolto dalla bravura dell’attore mentre qui la scena è passata senza troppi sconvolgimenti.
E’ un vero peccato, un Billy diverso avrebbe almeno in parte fatto la differenza.
Ma parliamo di un ultimo componente del cast. Si tratta di Nico Colucci e fa parte dell’ensemble. E’ bravo? Non sono sicuro. Canta bene? Difficile dirlo. Cosa mi ha colpito allora? E’ il più bono della compagnia! Solo per questo si merita una carrellata di foto!
A conti fatti questo Billy Elliot è uno spettacolo alla Piparo: accennato e pressapochista. Questo tipo di spettacoli fanno male al teatro musicale italiano perché abituano ad un livello troppo basso per un’arte complessa come quella del musical. Risparmiate il costo del biglietto e acquistate il blu-ray dell’edizione londinese, non ve ne pentirete!