La Divina

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Settimana scorsa sono andato con Ivan a vedere uno spettacolo al Teatro Martinitt: La Divina di Alessandro Fullin.

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Ecco una breve sinossi e un video di presentazione.

Assai liberamente tratto da La Divina Commedia di Dante Alighieri, una rilettura in chiave “camp” dell’ immortale poema che getta nello stessa bolgia Paolo Malatesta con gli Abba, Farinata degli Uberti con Liz Taylor.

Nel 2009 Papa Ratzinger annunciò al mondo che il Purgatorio, come luogo fisico, non esisteva più.

Dante Alighieri, saputa la notizia, si precipita per la seconda volta nell’Oltretomba per dipanare la spinosa questione e riscrivere la Divina Commedia.

Ma dove mettere ora gli invidiosi? Gli iracondi? Gli accidiosi? Dubbi e tormenti attendono il Poeta che scopre inoltre che l’amore per Beatrice, dopo sette secoli, si è un po’ appannato.

Tra demoni e cherubini, fiumi infernali e rinfrescanti panchine ecco una rilettura in chiave “camp” dell’immortale poema.

Lo spettacolo segue quindi DanteVirgilio nel secondo giro negli inferi dove scopriamo che i due sommi poeti sono delle supercheccone in gonnella. Pochi passi nell’inferno ed ecco che Dante si innamora di un affascinate Caronte con pattini a rotelle, corna e gli occhi di bragia.

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Il resto non può che peggiorare, con Paolo abbandonato da Francesca e una Beatrice che sospetta qualcosa dell’amato (ma forse non più) Dante.

Lo spettacolo è un misto di dialoghi, momenti profondamente trash e piccoli balletti di due diavoletti. Un mix di questi tipo solitamente mi preoccupa, fa molto recita delle medie con diverse forme d’arte per accontentare tutti. Fullin riesce invece a rendere tutto piuttosto omogeneo e gli attori sono bravi anche se il testo non permette certo una recitazione shakespeariana.

C’è però un motivo che da solo merita la visione: viene citata due volte Jessica Fletcher!!!!! Ad un certo punto Dante è stufo di dover riscrivere i canti del Purgatorio e desidera essere come Jessica e scrivere di omicidi!

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Lo spettacolo – pur non essendo un capolavoro – è molto divertente e nella sua leggerezza regala un paio d’ore di risate.

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