Sono passate alcune settimane ma finalmente ho tempo per scrivere un breve resoconto di uno degli ultimi film che sono andato a vedere al cinema: Macbeth di Justin Kurzel con Michael Fassbender come protagonista.
Come sapete Macbeth è la tragedia di Shakespeare che preferisco. Mi piace per la sua ambientazione cupa e la domanda che ti lascia in mente: chi ha fatto partire la catena di eventi tragici? Alcuni anni fa ne ho vista una bellissima rappresentazione in inglese al Piccolo Teatro e i suoi temi mi hanno anche spinto a scrivere un post in relazione a Harry Potter.
Quando il film è arrivato in Italia sono subito corso a vederlo assieme a Federica e Umberto. Ecco un trailer per entrare nell’atmosfera:
Iniziamo a parlare proprio di questa atmosfera. Credo che il regista abbia perfettamente reso la cruda visceralità dell’ambientazione scozzese. Le prime scene ci portano direttamente sul campo di battaglia. Dimentichiamoci le lotte spettacolari hollywoodiane, qua siamo in mezzo al fango, in mezzo al valore dei grandi guerrieri e al terrore di quelli giovani. Lo scontro è ruvido, feroce e in mezzo a tutto questo compaiono le streghe.
L’opera ci dice che le streghe sono tre, ma in questo film ne appaiono quattro di cui l’ultima (che non parla) non è che una bambina. Inizialmente sono rimasto molto sorpreso dalla scelta ma a posteriori penso di aver capito l’intuizione registica. Ne parlerò più avanti.
Dalla fine della battaglia gli eventi cominciano a prendere forma: l’assassionio del re, il regno di terrore e la sconfitta del tiranno. La storia la si conosce bene ma a differenza di altre produzioni cinematografiche questa volta è l’ambientazione a trasmetterci molte delle emozioni.
Ce ne accorgiamo subito seguendo Macbeth e Banquo mentre tornano a casa. La brughiera brulla e scossa dal vento non regala riposo e quando finalmente arriviamo a Inverness ci troviamo davanti ad un piccolo villaggio anche lui tremendamente crudo e poco accogliente.
La dimora di Macbeth sembra una chiesa: scura, spoglia con lame di luce opaca che illuminano la sua vuotezza. La differenza rispetto al castello di Dunsinane è palpabile e ci racconta di un uomo che sale di grado ma non di dignità. Un uomo valoroso in battaglia ma pavido e succube delle streghe o della moglie o di se stesso.
Michael Fassbender (Macbeth) e Marion Cotillard (Lady Macbeth) sullo schermo sono una coppia altalenante e incapace di essere complice. Proprio per questo funzionano benissimo nei due ruoli principali. In ogni momento l’ago della relazione si sposta dalla paura di uno al calcolo dell’altra, dalla maniacali ossessiva dell’una alla follia dell’altro.
Nella primissima scena del film scopriamo quello che sembra l’inizio del loro balletto emotivo: la morte prematura del loro unico figlio. Come si fa a costruire qualcosa di stabile se non c’é nessuno a cui lasciare quanto costruito? Il vuoto nell’animo viene riempito da crudeltà, desiderio di rivalsa, fame di potere e infine follia. Il tutto spinto da voci esterne che ti guidano verso il precipizio.
Il film prosegue con l’uccisione di Banquo, la terribile morte della famiglia di Macduff e la sconfitta di Macbeth accolta come fine delle sofferenze di Scozia. Il regista però ha ancora in serbo un colpo di coda che spegne ogni speranza.
Nell’ultima scena vediamo un tronfio Malcolm che indossa la corona e il giovanissimo Fleance (figlio di Banquo e quindi progenitore di futuri re secondo la profezia delle streghe) prendere in mano una spada e correre deciso fino a scomparire nella nebbia.
Io ho trovato un modo per spiegarmi questa scelta. Secondo la profezia Banquo non sarà re ma lo saranno i suoi discendenti. Essendo Fleance il suo unico figlio è possibile che lui diventi re. Ma come può diventarlo ora che sul trono c’é Malcolm? Questa ultima scena potrebbe quindi indicare che la lotta per il potere continua, con Fleance pronto ad impadronirsi di quanto sembra spettargli.
Se così fosse la tragedia non si fermerebbe a Macbeth, continuerebbe. Questo aspetto potrebbe spiegare la presenza di una quarta strega bambina: sarà lei a proseguire il lavoro delle altre tre, magari profetizzando qualcosa al giovane Fleance.
Se così fosse potremmo dire che in questo film sono realmente le streghe a tirare le fila di tutto. La questione della agency sembra essere risolta.
Una quarta strega ci dice che la storia continua. Il figlio di Banquo che impugna una spada e corre nella nebbia ci dice che la storia continua. Macbeth e Lady Macbeth senza progenie ci raccontano invece di come la storia per loro si fermi per sempre. La prima scena dove vediamo la morte del loro unico figlio ci racconta già la fine, la loro tragedia è l’essere scaraventati dalle onde del fato senza avere alcuna speranza di salvarsi.
Se ci pensate tutto questo è molto moderno, uno specchio della nostra epoca. La morte di un tiranno chiama altro sangue. Il vuoto di potere chiama altri affamati. Sembra che l’umanità non riesca a uscire dalle proprie catene e continui a girare in tondo fino ad annientarsi.
Concludo con una nota frivola, per riprendere un po’ fiato. Michael Fassbender è come sempre affascinantissimo per non dire un bono pauroso. L’immagine qua sotto ne è un esempio lampante e a costo di far rivoltare nella tomba Shakespeare mi permetto di aggiungere una didascalia piccante alla foto.

Is it a dagger I see between his legs?