Doppia Lettura con Adam Silvera

Continuando nella mia serie di letture a tematica LGBT nelle ultime settimane ho letto due libri dell’autore Adam Silvera: They Both Die At The End e History Is All You Left Me.

Entrambi sono esempi di letteratura YA, ovvero principalmente dedicati a lettori giovani/adulti. Per quanto io non rientri più in questa categoria, i libri sono comunque fruibili oltre che interessanti perché raccontano la modernità dei giovani omosessuali americani.

Vediamo qualche dettaglio libro per libro.

They Both Die At The End

Si tratta del terzo libro pubblicato dall’autore ma è il secondo in ordine di scrittura. La storia è ambientata a New York in un mondo parallelo quasi identico al nostro con però una caratteristica inusuale: da alcuni anni esiste un servizio chiamato Death-Cast che contatta le persone che moriranno nelle prossime 24 ore.

Ecco una breve sinossi:

On September 5, a little after midnight, Death-Cast calls Mateo Torrez and Rufus Emeterio to give them some bad news: they’re going to die today. Mateo and Rufus are total strangers, but, for different reasons, they’re both looking to make a new friend on their End Day. The good news is: there’s an app for that. It’s called the Last Friend, and through it, Rufus and Mateo are about to meet up for one last great adventure—an unforgettable day that will change both their lives forever.

L’esistenza di Death-Cast non è altro che uno spunto per mettere gli ingranaggi in moto e funziona egregiamente. Quello che il lettore osserva è una vita di scoperte – soprattutto emotive – riassunte in 24 ore.

Com’è possibile scrivere della fine di due vite così giovani? Come fa l’autore a non cedere a pagine e pagine di malinconia e occasioni perse? Il trucco è nell’alchimia fra i due protagonisti: Mateo sarebbe stato probabilmente chiuso in casa tutto il giorno se non fosse stato per l’energia di Rufus. Rufus invece aveva bisogno di qualcuno per distrarlo e fare ordine in un’esistenza complicata.

Come spesso accade in romanzi di questo tipo i due protagonisti cambiano e Mateo impara la dinamicità di una vita vissuta fuori dalla finzione dei social network e Rufus capisce che ci si può fermare e permettere ad altri di guidarti per un po’.

Scoprire tutto questo e cambiare così tanto in meno di 24 ore può sembrare un’esagerazione ma la certezza di morire è un acceleratore comprensibile in questo mondo parallelo.

Spoilers

Molto complessa da raccontare è la reazione all’annuncio di morte sia per chi muore che per chi vive. Più che per i due protagonisti questo tema mi ha colpito nell’esempio della famiglia di Rufus: i genitori e la sorella ricevono la chiamata da Death-Cast, automaticamente rendendo il figlio un sopravvissuto ma anche un orfano. Passeranno quindi una giornata tutti assieme e quando la macchina su cui viaggiano precipita nel fiume i genitori non provano neanche a salvarsi ma aiutano Rufus a farlo. Non è certo un carico emotivo da poco…

Il tema della morte annunciata spinge a dei piccoli ragionamenti filosofici. Conoscere l’arrivo della morte cambia come moriremo? Il libro ha un approccio molto fatalista: le azioni che compi dopo la chiamata sono già prese in considerazione dal fato e quindi non hai alcun potere. Ti fa sentire impotente ma per assurdo può dare una certa tranquillità.

Il libro è interessante ma – come scriverò in fondo al post – manca di spessore, è un po’ acerbo. A volte si ha l’impressione che alcuni elementi siano stati aggiunti in un secondo momento perché fanno bella impressione ma senza una rigida cabina di regia.

Un esempio è l’intreccio delle storie di altri personaggi con quelle di MateoRufus: inizialmente non ci si fa quasi caso e poi all’improvviso sembrano essere molto importanti come se Adam Silvera avesse voluto dare un tocco da TV seriale dove una decina di dettagli insignificanti si riuniscono a poche pagine dalla fine.

Dal punto di vista stilistico è interessante come i capitoli siano raccontati alcuni in prima persona da Mateo e altri da Rufus. Questo piccolo palleggio permette di leggere le emozioni intime di entrambi e in alcuni punti è estremamente efficace.

History Is All You Left Me

Secondo libro pubblicato ma chiaramente ultimo romanzo in termini di tempo. Adam Silvera dimostra subito di essere cresciuto come autore e lo fa con una storia di lutto e abbandono:

When Griffin’s first love and ex-boyfriend, Theo, dies in a drowning accident, his universe implodes. Even though Theo had moved to California for college and started seeing Jackson, Griffin never doubted Theo would come back to him when the time was right. But now, the future he’s been imagining for himself has gone far off course.

To make things worse, the only person who truly understands his heartache is Jackson. But no matter how much they open up to each other, Griffin’s downward spiral continues. He’s losing himself in his obsessive compulsions and destructive choices, and the secrets he’s been keeping are tearing him apart.

If Griffin is ever to rebuild his future, he must first confront his history, every last heartbreaking piece in the puzzle of his life.

Di nuovo bisogna trovare uno stratagemma per non far cadere il lettore in uno sterile vortice di disperazione. Ecco quindi che i capitoli sono divisi tra giorno d’oggi e storia passata tra GriffinTheo. In questo modo i brani dal passato possono portare sorrisi da un tempo felice prima di affrontare un capitolo di lutto.

Nonostante i grandi passi avanti nello strutturare e scrivere il libro, questo romanzo fa fatica ad appassionare principalmente perché Griffin fa una serie di scelte sbagliate e fastidiose. E’ vero che parliamo di un adolescente addolorato ma la sofferenza non può essere sempre il jolly per smarcarsi da ogni situazione.

In altre parole la sofferenza del protagonista è spesso esplicitata a parole ma non raccontata coi fatti. E’ come se ogni 10 pagine si dovesse ricordare al lettore che Griffin è in lutto anche se dal suo comportamento non traspare. Questo è un po’ un peccato perché toglie credibilità ad un romanzo che non è male.

Conclusioni

Entrambi i libri soffrono di un difetto generale: i personaggi sono tendenzialmente sciapi. A soffrirne maggiormente sono i ruoli secondari che fanno la figura delle comparse necessarie per dire un paio di parole e poco più.

Se confrontiamo i genitori di History Is All You Left Me con quelli di Aristotle and Dante Discover the Secrets of the Universe vediamo immediatamente una differenza abissale. I primi sono appena interessanti mentre i secondi accompagnano la storia con la loro tridimensionalità.

Gli stessi protagonisti (soprattutto Mateo e Griffin) mancano di autonomia, come se fossero sculture non ancora staccate dal pezzo di marmo originale e quindi mancanti di elementi a tutto tondo. Sono convinto che i lettori più giovani non se ne accorgeranno neanche ma secondo me un libro dovrebbe essere il più completo possibile e lasciare alla capacità del lettore scendere più o meno nei dettagli. Un tipico esempio è un libro che viene riletto a diverse età: a volte svela aspetti più complessi, a volte dimostra tutti i suoi limiti e ci si chiede come mai ci piacesse così tanto.

Un esempio di autore di YA più evoluto è sicuramente Becky Albertalli con il suo Love, Simon. Ho preso lei come esempio perché il prossimo libro di Adam Silvera sarà scritto a quattro mani proprio con Becky e sono molto curioso di leggere il risultato finale.

Ovviamente ci sono anche aspetti positivi, uno di questi è il modo in cui l’omosessualità viene raccontata: come un non problema. Non mi stuferò mai di ripeterne l’importanza, soprattutto per libri dedicati ad un pubblico giovane!

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